ROMA – Per mezzo milione di studenti stamattina è arrivata l’ora della Maturità. Al suono della campanella è iniziata la prima prova: italiano. Già da giorni in Rete era partito il toto-tema. E come ogni anno le ipotesi erano state le più diverse. E chissà, magari qualcuno ci aveva anche azzeccato. Stamattina il ministro Giannini ha comunicato in diretta tv la password per «decriptare» le tracce. Ed eccole svelate ( e alle 8,30 erano già tutte online).
Il tema letterario è sui versi del poeta siciliano Quasimodo. Ai ragazzi è stato chiesto di analizzare la poesia «Ride la gazza nera sugli aranci» tratta dalla raccolta «Ed è subito sera». Nella lirica – si legge nella traccia – la Sicilia si fonde con quella dell’infanzia e della comunione con la natura, in contrasto con il dolore presente della vita. Le tematiche della fanciullezza, della memoria e della comunione con la natura si fondono nei versi, accentuate da sapienti scelte stilistiche.
La traccia di storia, invece, è sul confronto tra l’Europa di oggi e quella di ieri: «Europa 1914-2014». Nel centesimo anniversario della prima guerra mondiale, gli studenti sono chiamati a riflettere su com’è cambiata la situazione del continente in un secolo. E ancora. Il tema del dono nell’arte, la violenza e la non violenza, le nuove responsabilità sotto il profilo socio-economico, la tecnologia pervasiva: questi gli argomenti delle quattro tracce per il così detto tema-saggio, o articolo di giornale.
Sul tema della “violenza e i due volti del Novecento” ci sono passi di George L. Mosse, Walter Benjamin,Hannah Arendt, Mohandas K. Gandhi e il famoso discorso di Martin Luther KING “I have a dream…”. Per accompagnare la traccia sulla tecnologia ci sono, invece, i testi di Fabio Chiusi (su l’Espresso), Massimo Gaggi (sul Corriere della Sera), Dianora Bardi (su Il Sole 24 ORE) e Umberto Galimberti.
E c’è anche una frase di Renzo Piano , che è stata scelta per il tema di ordine generale. Lo spunto per la traccia è stato infatti tratto da un intervento firmato dal celebre architetto e senatore a vita sull’inserto “Domenica” del «Sole 24 Ore» del 26 gennaio scorso dal titolo «Il rammendo delle periferie». Ecco l’intervento: «Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. […] Le periferie sono la città del futuro, non fotogeniche d’accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie. […] Spesso alla parola «periferia» si associa il termine degrado. Mi chiedo: questo vogliamo lasciare in eredità? Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni. Diventeranno o no pezzi di città?».