L’AQUILA – Le Fiamme Gialle dell’Aquila hanno sequestrato beni immobili, conti correnti, quote societarie e autoveicoli fino alla concorrenza di oltre 106 euro corrispondente all’importo delle imposte evase da una societa’ di capitali con sede nel capoluogo abruzzese. All’ amministratore, un romano di 50 anni operante nel settore dell’installazione di impianti idraulici e di condizionamento, vengono contestate fatture false e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
In particolare le Fiamme Gialle hanno accertato che l’uomo aveva utilizzato fatture per operazioni inesistenti per abbattere il reddito della sua impresa e, una volta scoperto, ha cercato di sottrarsi alla procedura esecutiva, vendendo simulatamente un appartamento ed un terreno alla moglie. L’azienda, a seguito di un’attivita’ ispettiva condotta dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di L’Aquila, e’ risultata aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti che le hanno consentito di evadere, per le annualita’ 2011 e 2012, complessivamente, quasi 110.000 euro di imposte tra I.Re.S. ed I.v.a.. Per questo motivo, il gip Romano Gargarella, su richiesta della Procura della Repubblica, aveva disposto il sequestro preventivo degli immobili di proprieta’ dell’amministratore nonche’ dei beni mobili allo stesso riconducibili in vista della successiva confisca nella forma per equivalente e fino alla concorrenza dell’importo delle imposte evase.
L’amministratore della societa’, pero’, aveva pensato bene di vendere alla moglie l’appartamento, in cui vivevano insieme, ed un terreno adiacente, cercando cosi’ di cautelarsi rispetto alla procedura esecutiva. Le ulteriori indagini svolte dai finanzieri, coordinate dal procuratore Fausto Cardella e dal pubblico ministero Simonetta Ciccarelli, hanno rivelato l’arcano: la moglie dell’imprenditore, di fronte al notaio, aveva presentato, come mezzi di pagamento, assegni scoperti, tratti da un suo conto corrente. Gli assegni, emessi per alcune decine di migliaia di euro, chiaramente, non sono mai stati incassati dal marito. Da qui l’accusa per entrambi di sottrazione fraudolenta al pagamento della imposte e l’emissione di un ulteriore decreto di urgenza di sequestro preventivo degli immobili simulatamente venduti.