MONTESILVANO – Nulla da fare per Carlo Pavone l’ingegnere 43 enne colpito al cranio da un’arma da fuoco la notte del 30 ottobre 2013 sotto la sua abitazione di Montesilvano colle. Dopo un’agonia durata oltre un anno, l’ingegnere informatico si è spento ieri nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Pescara dove appena due settimane fa i medici, che lo avevano in cura, avevano tentato un ultimo estremo intervento chirurgico che non ne aveva, tuttavia, migliorato le condizioni di salute.
Adesso per Vincenzo Gagliardi, l’uomo in carcere perchè accusato del ferimento di Pavone, la situazione si fa complicata, rischiando l’ergastolo. Oltre un anno di coma vegetativo dal quale l’ingegnere, sposato e padre di due bambini, non era mai uscito, molti interventi chirurgici anche in una clinica specializzata delle Marche e ora la disperazione dei familiari: una notizia, quella della morte di Pavone, che ha raggiunto Vincenzo Gagliardi in carcere, a Pescara, dal 28 maggio scorso giorno del suo arresto con l’accusa di essere lui l’autore del ferimento dell’ingegnere informatico.
Per Gagliardi si passa dall’accusa di tentato omicidio a quella di omicidio premeditato volontario: l’uomo, impiegato delle Poste, avrebbe sparato a Pavone a causa di una relazione con la moglie dell’ingegnere, relazione sempre negata da entrambi. Una città, Montesilvano, che attonita si stringe intorno al dolore della famiglia Pavone molto nota e stimata. A rompere il silenzio solo la sorella Adele la quale si augura che a questo punto venga fatta giustizia sulla morte dell’amato fratello.