L'AQUILA – La Curia dell'Aquila si costituisce parte civile al processo sui cosiddetti “Fondi Giovanardi” e il vescovo metropolita dell'Aquila Molinari parla di “atto dovuto”. “Non è contro nessuno – ha aggiunto uscendo dall'aula dibattimentale del Tribunale dell'Aquila, a Bazzano, in veste di teste nel processo – ma per difendere la giusta immagine della Curia. Alcuni giornali quando era scoppiato lo scandalo avevano titolato: 'La santa truffa', ma noi non ci abbiamo guadagnato nulla anzi ne abbiamo perso l'immagine”.
Monsignor Molinari ha sottolineato come occorra prudenza: “Leggerezza da parte nostra c'è stata ma tutto ciò rientra nelle cose umane, ma nulla di personale, andiamo avanti”. Il riferimento del prelato e' alla carica da lui svolta per un periodo quale presidente della Onlus, “Abruzzo solidarietà e sviluppo” oggetto del processo. Oltre a Molinari, quale teste figura anche il vescovo ausiliare dell'Aquila, monsignor Giovanni D'Ercole, inizialmente indagato poi assolto dal reato di divulgazione di segreto istruttorio.
Su invito del pm il giudice ha rinviato l'audizione di tutti i testi convocati per questa mattina, tranne il maresciallo del Noe di Pescara (Nucleo operativo ecologico dei carabinieri) che ha diretto l' inchiesta. Sono in totale 14 persone, tra cui il governatore della Regione, Gianni Chiodi, il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, l'assessore comunale al sociale, Stefania Pezzopane, il vice presidente del Consiglio regionale, Giorgio De Matteis. Tutti sono stati riconvocati per l'udienza dell'11 luglio.