ROMA – Il Consiglio dei ministri ha approvato due decreti legislativi sui licenziamenti per i furbetti del cartellino e sul taglio alle partecipate pubbliche. Si tratta di due dei tre decreti del Ministro per la pubblica amministrazione Marianna Madia con i correttivi imposti dalla Consulta che ha imposto di concordare questi interventi con le Regioni. All’ordine del giorno era stato inserito anche un terzo decreto, sul riordino della dirigenza sanitaria, ma è stato rinviato a causa dell’assenza del ministro della salute Beatrice Lorenzin. Già giovedì sera era invece stato deciso di spostare alla riunione della prossima settimana il decreto di riordino del lavoro pubblico.
Il nuovo intervento sui licenziamenti, in particolare, serve a chiarire meglio e a rendere più facile l’applicazione delle norme già varate in precedenza. Viene fatto ordine sui casi di licenziamento, dallo scarso rendimento alla cronica condotta illecita, qualora ci sia profilo penale. I tempi per arrivare a decidere sulla sanzione si riducono da quattro a tre mesi e a un mese per tutti i casi di flagranza, viene quindi estesa la procedura sprint applicata ai furbetti del cartellino (con sospensione entro 48 ore e rischio licenziamento anche per il dirigente che si gira dall’altra parte). Infine per gli statali resta intatto l’articolo 18, con reintegra e risarcimento nei casi di ingiusta espulsione. Ma vizi formali, cavilli giuridici, non potranno determinare l’annullamento della sanzione.
Con le nuove norme si prevede anche un maggior termine per esercitare l’azione di risarcimento per i danni di immagine alla Pubblica amministrazione provocati dalle condotte fraudolente punite dal licenziamento. La denuncia al pubblico ministero e la segnalazione alla competente Procura regionale della Corte dei conti avverrà infatti entro 20 giorni (e non più 15) dall’avvio del procedimento disciplinare in modo da evitare un eccessivo accavallamento dei termini e delle procedure poste a carico delle pubbliche amministrazioni. Lo stesso avverrà per il caso in cui la Procura della Corte dei conti potrà procedere per danni di immagine della Pa nei confronti del dipendente licenziato per assenteismo. In questo caso, quando ne ricorrono i presupposti, per intervenire viene concesso un termine massimo di 150 giorni (anzichè 120) dalla conclusione della procedura di licenziamento.
Le modifiche al decreto sulle partecipate riguardano invece la proroga dei termini per la presentazione dei piani di razionalizzazione (dal 23 marzo al 30 giugno) e dei conseguenti elenchi degli esuberi. Spostata in avanti anche la scadenza per l’adeguamento degli statuti alle novità (fine luglio). C’è poi un maggior coinvolgimento delle Regioni nelle decisioni. Inoltre la regola dell’amministratore unico risulta un po’ ammorbidita, infatti non sarà più un decreto a stabilire i criteri per la deroga ma basterà una delibera motivata dell’assemblea.
Nel corso del 2015, anno in cui non era ancora entrata in vigore la precedente stretta sui furbetti la Pubblica Amministrazione ha avviato 8.259 procedimenti disciplinari (+19% in un anno). Le azioni concluse sono state 7.554, di cui quasi la metà (46,5%) si è risolto con sanzioni minori, mentre 1.690 procedimenti sono finiti con sospensioni e 280 con licenziamenti. Rispetto all’anno prima, in base ai dati pervenuti all’Ispettorato del ministero della Pa si registra un deciso aumento (+23,3%) dei licenziamenti. Quanto alle cause, 108 licenziamenti derivano da assenze. A seguire i licenziamenti connessi ai reati (94) e al mancato rispetto dei propri compiti o alla cattiva condotta (57). Chiudono la lista i casi dovuti al doppio lavoro (20) e all’irreperibilità alla visita fiscale. La parte da leone spetta sicuramente agli assenteisti, che da soli coprono il 39% delle espulsioni.