L’AQUILA – Ci sono oltre cinquanta carabinieri a setacciare la zona intorno alla piccola chiesa di San Pietro della Ienca, sotto il Gran Sasso, alla ricerca della reliquia con il sangue di Giovanni Paolo II, rubata due notti fa insieme a una croce. La battuta si avvale di cani cerca persone. Le indagini avrebbero evidenziato la possibilità che i ladri si siano disfatti dell’oggetto sacro.
La zona montana dove si trova il piccolo santuario era molto cara al papa polacco che era solito raggiungere spesso il Gran Sasso per passeggiare, stare in meditazione e anche sciare. Sul furto arriva la condanna del presidente dell’associazione culturale San Pietro della Ienca, Pasquale Corriere, promotore delle iniziative di rilancio turistico del Gran Sasso incentrato sulla figura di Wojtyla. Corriere ha ribadito che sono “tre sole al mondo le reliquie con il sangue di Wojtyla”. Sul furto è stata aperta un’inchiesta dalla procura dell’Aquila. Il furto, messo a segno rompendo una finestrella laterale della chiesa, è stato scoperto da Franca Corrieri, figlia di Pasquale.
Secondo il comitato di volontariato Osservatorio Antiplagio, sul furto, anche se eseguito su commissione, è possibile una “pista satanica”. Il giorno del furto coincide nel calendario satanico con l’inizio del dominio del demone Volac, evocato dal 25 al 29 gennaio, periodo nel quale rientrano anche il ricordo sacrilego e il risvolto satanico dell’olocausto nazista nella Giornata della Memoria, per preparare il capodanno di Satana che si celebra il primo. Secondo gli adoratori del diavolo, spiega il coordinatore nazionale dell’osservatorio Antiplagio, Giovanni Panunzio, insegnate di religione, tale data rappresenta la nascita, le origini: quindi in questa fase dell’anno il sangue e la croce sono oggetti emblematici da profanare, sia per la religione cattolica che per quella ebraica. Il mercato dei simulacri religiosi nelle sette sataniche è particolarmente fiorente e i simboli sacri senza un particolare valore artistico, ma unici, come quelli trafugati all’Aquila, vengono pagati decine di migliaia di euro. Anche il ricatto e l’eventuale richiesta di un riscatto possono rientrare in quest’ottica criminale.