
ROMA – Quarantasei anni, figlio d’arte (suo padre Luigi e’ stato senatore Dc dal 1972 al 1994; ma e’ nipote anche dell’ex ministro Nino Gullotti), Francantonio Genovese nella sua Messina e’ sempre stato uno straordinario collettore di preferenze, oltre che un affermato imprenditore del turismo e dei trasporti. Dall’Assemblea regionale dove poco piu’ che trentenne arriva nel 2001 con la lista Margherita-Ppi, al palazzo comunale in cui entra da sindaco nel 2005 quale candidato dell’Unione. Nel 2007 diventa segretario regionale del Pd, stravincendo le primarie con l’85% dei consensi.
Nel 2008 approda alla Camera e fa il bis nel 2013 dopo avere vinto le ‘parlamentarie’ con quasi 20.000 preferenze, risultando il piu’ votato in Italia nelle primarie. Una carriera inarrestabile. Fino al giugno 2013, quando viene indagato dalla procura di Messina per truffa e peculato nell’indagine sulla distrazione di risorse regionale della formazione professionale. Una vicenda conclusasi con il via libera della Camera all’arresto. Risale al marzo scorso la richiesta d’arresto depositata alla Camera dal Gip di Messina Gianni De Marco per associazione per delinquere finalizzata alla frode sui corsi di formazione professionale, il peculato, riciclaggio e la frode fiscale.
L’inchiesta e’ battezzata ‘Corsi d’oro’ e dagli inquirenti Genovese e’ descritto come “l’unitario centro di interessi cui fanno riferimento una ragnatela di enti e societa’, uniti tra loro da una trama volta a consentire, attraverso meccanismi di fatturazione in tutto o in parte inesistenti, la sistematica sottrazione di consistenti volumi di denaro pubblico”. Nell’indagine, coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica Fabrizio Monaco, Liliana Todaro e Antonio Carchietti, e dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, sarebbero emerse speculazioni sui noleggi di attrezzature e sull’acquisto di immobili per svariati milioni di euro.
Le accuse riguardano i finanziamenti per la formazione professionale regionale per il periodo compreso tra il 2007 e il 2013. All’attenzione degli investigatori i corsi organizzati da enti professionali legati anche al parlamentare e alcune compravendite o cessioni di rami d’azienda tra gli stessi enti.
Un capitolo dell’inchiesta riguarda gli affitti, condotti con un meccanismo secondo cui una societa’ prendeva in locazione un immobile per una certa cifra e poi lo subaffittava ad altri enti con un sovrapprezzo. Lo stesso, ipotizzano gli inquirenti, veniva fatto per gli acquisti di mobili e per le forniture di servizi. Dalla documentazione acquisita sono emerse anche fatture gonfiate del 600% per affitti o prestazioni di servizi: sarebbe stato un metodo per accaparrarsi decine di milioni di euro di fondi destinati dalla Regione agli enti della formazione professionale.