ROMA – “Sono consapevole di dover dare vita a un governo nella pienezza dei poteri. Tenendo conto dell’urgenza, conto di riferire al presidente della Repubblica al più presto possibile”. Alle 13.20 Paolo Gentiloni esce dallo studio del presidente Mattarella al Quirinale con l’incarico di formare il governo. “Ha accettato con riserva”, lo precede di pochi minuti il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti.
Il ministro degli Esteri uscente pronuncia poche parole. Si muoverà, fa sapere, nell’ambito della maggioranza attuale, “non per scelta ma per senso della responsabilità”, essendosi le opposizioni dichiarate “indisponibili” a sostenere un nuovo governo”. Definisce l’incarico “un alto onore” da svolgere con “dignità e responsabilità”, ricorda che dovrà “accompagnare e se possibile facilitare” il percorso delle forze politiche per rifare la legge elettorale; dedica un omaggio al segretario-ex premier Renzi che si è dimesso come aveva promesso, mostrando “una coerenza che merita il rispetto di tutti”. Poi se ne va, atteso dal presidente del Senato, Pietro Grasso. Non risponde a chi gli chiede cosa significhi “il più presto possibile”, se già stasera o domani.
Intanto, mentre i primissimi passi verso un nuovo governo si stanno muovendo, già le opposizioni sparano contro di lui e l’esecutivo che verrà. Da Salvini (”fotocopia sfigata è inutile di Renzi”) al M5S (Di Battista: “avatar di Renzi”, “politicante di professione”).
«Incredibile. Domenica scorsa 32 milioni di italiani hanno votato per scegliere la loro Costituzione e la maggioranza ha bocciato Renzi. Oggi il PD, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto Premier non eletto da nessuno, la fotocopia sfigata e inutile di Renzi. Questi ci prendono per il c..o! Noi non ci arrendiamo, daremo battaglia a questa cricca. #votosubito». Così il segretario della Lega Nord Matteo Salvini che conferma la manifestazione di piazza per il 17 e il 18 dicembre prossimi.
«Dopo la sconfitta al referendum Renzi doveva lasciare la politica e invece è stato lui ad indicare a Mattarella Gentiloni, il suo “avatar”, l’ennesimo politicante di professione interessato a far perdere ai cittadini la loro sovranità. Saremo, come sempre, pura partecipazione e nonviolenza, ma reagiremo, il popolo italiano non può essere ancora calpestato!». Lo scrive Alessandro Di Battista del M5S su Facebook.
«I signori del catastrofismo sono sempre pronti ad affossare il Paese. In questa domenica di cambiamento per l’Italia, che si appresta ad avere un nuovo governo, Di Battista non trova di meglio da fare che definire Gentiloni un “avatar” e ad annunciare una resistenza non violenta dei 5 Stelle. Oramai è appurato: i grillini vivono in un altro mondo. Dell’Italia e degli italiani non hanno alcuna cura». Così in una nota Gianfranco Librandi di Civici e innovatori.
Ovviamente il Quirinale non può far altro che prendere atto delle indicazioni della maggioranza. Ma, da parte del Pd, dopo la sgradevolezza delle consultazioni parallele condotte da Renzi, viene un’altra prova di arroganza e di non comprensione della realtà». Lo afferma Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e Riformisti.
«Proporre un governo «Renzi senza Renzi» – prosegue – sia pure per «interposto» Gentiloni, è uno schiaffo agli elettori del 4 dicembre. Ora sta al centrodestra svegliarsi: e solo le primarie possono ridare slancio e competitività a un centrodestra credibile e rinnovato».
Negli incontri in il capo dello Stato ha registrato «con attenzione e rispetto» le valutazioni di tutti i gruppi, a cominciare dai “big” arrivati nel pomeriggio al Colle. Il Pd a ha chiuso le consultazioni. E la delegazione Dem ha scelto di non fornire alcuna rosa di nomi, registrando «il largo rifiuto» dei partiti a un governo di responsabilità nazionale e assicurando al tempo stesso «il pieno sostegno alla soluzione che Mattarella riterrà più opportuna». Con un punto che il capogruppo Pd Luigi Zanda ha sottolineato: l’obiettivo di «andare al voto in tempi il più rapidi possibili».
Un obiettivo che Mattarella tuttavia non ha citato nella sua dichiarazione. Citando, invece, l’esigenza di «armonizzare» i sistemi elettorali di Camera e Senato, ovvero di mettere mano ad una legge ex novo indipendentemente dalla decisione della Consulta sull’Italicum. Passaggio, questo, pienamente condiviso da Silvio Berlusconi. «L’unica strada possibile è l’approvazione in tempi rapidi di una nuova legge elettorale condivisa per poi consentire agli italiani di esprimersi con il voto», spiega il leader FI dopo aver incontrato Mattarella. Al quale conferma di essere non essere disposto a un governo di larghe intese. «Tocca al Pd sostenere un governo per la parte restante della legislatura», spiega l’ex premier replicando anche a chi, come il leader di Ncd Angelino Alfano, in mattinata ribadisce la sua preferenza a un governo di responsabilità (e con la partecipazione di FI) in alternativa a un Renzi-bis.
Larghe intese che non avrebbero mai visto in campo né M5S né la Lega, né Fdi. E le parole di Mattarella, in serata, hanno incendiato le opposizioni. «Un governo calato dall’alto non ha legittimazione, si vada al voto subito dopo la decisione della Consulta», è la posizione che il M5S ribadisce al capo dello Stato. Puntando, ancora una volta, sull’unica legge elettorale che il Movimento considera percorribile: l’Italicum rivisto dalla Consulta. Così non sarà. E il M5S, in un’assemblea congiunta convocata dopo le consultazioni, dice sì alla mobilitazione in piazza minacciando anche l’Aventino al momento della fiducia al nuovo governo. «Si sente puzza di marcio, il quarto presidente del consiglio non eletto sarebbe una vergogna», incalza Matteo Salvini. Mentre si preannuncia il suo niet a un governo Gentiloni: «serve discontinuità». Un concetto che anche la minoranza Pd sottolinea: «Se si fa finta di non vedere la lezione arrivata dal voto ci si sconnette dal popolo Dem».