ROMA – Rivendica continuità rispetto al governo Renzi, ma «le elezioni non sono una minaccia, non faccio l’indovino. Mi sento abbastanza innaturale, io cercherò di fare bene il mio lavoro». Qualche discontinuità nei rapporti con gli altri partiti e nel confronto pubblico, «finora di una violenza inaudita sul web». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, durante il discorso di fine anno. «Il governo proseguirà sulla strada delle riforme, non abbiamo finito e non abbiamo scherzato, tutti consapevoli che il percorso andrà avanti», ha detto Gentiloni. E ha fatto cenno ai «capitoli da completare».
Dunque, avanti nel solco tracciato da Matteo Renzi. Le parole chiave del premier: «Lavoro ai giovani e Sud. Il governo ha moltiplicato i suoi sforzi – ha proseguito -. Il completamento delle riforme non è un puntiglio, è un’esigenza del Paese, fa bene all’economia, alla crescita, alla semplicità dell’Italia». La ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha confermato che sui sottosegretari c’è «una sostanziale continuità», per «confermare la maggioranza che finora ha sostenuto il governo che ci ha preceduto».
«Questo è considerato un limite?», ha chiesto il presidente del Consiglio. «Non c’è niente di sorprendente? Lo capisco, ma rivendico gli sforzi sul piano politico. Le discontinuità, invece, vertono sulla «violenza inaudita del confronto pubblico. E anche la dialettica parlamentare può crescere. Anche sul piano della legge elettorale, il governo accompagnerà la discussione tra i partiti».
Sulla sicurezza, il premier ha detto: «Non esistono Paesi non a rischio, e questo è importante da far sapere ai cittadini, perché bisogna trasmettere l’onesta consapevolezza che l’Italia ha una posizione geopolitica esposta, al centro del Mediterraneo, una delle aree di crisi più complesse del mondo. Ci sono livelli di convivenza tra comunità diverse, meno drammatiche da noi se paragonata ad altri stati, dobbiamo mantenere molto alta la guardia. Le minacce possono venire anche dall’esterno, lo sappiamo. Ma la radicalizzazione avviene nelle nostre case e nei nostri quartieri». A proposito dell’accoglienza, il premier ha dato una notizia: «C’è da rivedere il nostro sistema di accoglienza, da rendere più efficace il meccanismo dei rimpatri».
Il presidente del consiglio ha toccato il tema del salvataggio di Monte Paschi: «Il governo finanzia le banche perché una parte consistente dei cittadini ha conto corrente in una banca. È nostro dovere evitare il fallimento di una banca. Avremo un’interlocuzione con la Vigilanza europea, mi auguro sia una dialettica produttiva ed efficace, altrimenti sarà una discussione difficile. Credo convenga anche alla Ue, invece, una discussione feconda e utile».
«Il numero dei disoccupati è diminuito negli ultimi due o tre anni ha proseguito Gentiloni, rispondendo alle domande dei giornalisti -, ma non in modo così significativo come molti di noi avrebbero auspicato. Da una parte, abbiamo fatto una riforma credo positiva. Contemporaneamente, dobbiamo cercare di fare qualcosa di più, nonostante si sia fatto moltissimo, nel Mezzogiorno. Sono programmaticamente convinto che, come accaduto in diversi Paesi europei, la prospettiva di crescita dell’economia è legato al superamento del divario con le zone che sono più indietro». Il punto centrale della concentrazione dei suoi sforzi sarà, dunque, «trovare i meccanismi più efficaci per sbloccare questa situazione».
La riforma della giustizia «andrà avanti». Gentiloni ha ricordato che in cantiere ci sono molti interventi sulla giustizia, «tutti molto rilevanti: sul processo penale, sul diritto fallimentare, sul codice civile e su quello antimafia». Ma il tutto «va dimensionato ai nostri calendari parlamentari e lo faremo in questi giorni prima dell’Epifania». Per questo «stiamo valutando con il ministro della Giustizia e il ministro dei Rapporti con il Parlamento, in base ai calendari parlamentari quale soluzione migliore adottare».