PESCARA – Dieci giorni per dare risposte ai suoi. Sembra un vero e proprio ultimatum quello dato dagli assessori regionali Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo, e dal presidente della commissione Sanità Mario Olivieri. In sostanza i tre si dicono pronti a fare un passo indietro uscendo dalla maggioranza.
Di Matteo, Gerosolimo e Olivieri hanno presentato una piattaforma programmatica in 10 punti, che sottoporranno all’attenzione del governatore: le tematiche principali riguardano la richiesta di collegialità nella gestione amministrativa, la ridefinizione del ruolo degli assessori, con particolare riferimento alla loro autonomia gestionale, la riduzione del numero delle società partecipate e un cambio di passo su sanità, lavoro, turismo, cultura e politiche sulla disabilità
“Entro una settimana o dieci giorni ci rivedremo – spiega Gerosolimo – e trarremo le conseguenze”. Di Matteo è ancora più chiaro:“Non mi si costringa a fare atti insieme ad altri, in contrasto con la mia filosofia di vita. Non vorrei che si arrivasse ad una situazione talmente grave, da costringermi ad essere incoerente. Non c’è alcuna voglia di restare a fare l’assessore continuando a soffrire, dobbiamo dimostrare di essere un governo di centrosinistra”.
E in tal senso arrivano conferme dei contatti in corso con alcuni esponenti della minoranza in Consiglio regionale. Se ciò accadesse, si verrebbe a creare, di fatto, una nuova maggioranza e si aprirebbe ufficialmente una crisi di giunta. Al riguardo Gerosolimo è piuttosto esplicito: “Uscire dalla maggioranza in assenza di riscontri alle nostre proposte? Di certo noi non siamo abituati a restare in giunta, continuando a votare e facendo finta di niente”
Anche Olivieri non nasconde la propria insofferenza: “Questa non è un’iniziativa contro D’Alfonso, ma neanche a favore – dice il presidente della commissione Sanità -. Lui è così bravo da annullare tutti, non a caso finora si sono tenute soltanto 2 o 3 riunioni di maggioranza e io sono stato costretto ad apprendere del Piano operativo sulla sanità soltanto dai giornali”.
Il modello dell’accentramento dalfonsiano, che lascia pochi margini di manovra e scarsa visibilità agli uomini che circondano il presidente, sembra dunque alle prese con un corto circuito. Nei giorni scorsi il presidente ha provato a ricucire i rapporti, ma i sorrisi e le pacche sulle spalle, questa volta, non sembrano avere sortito effetti.