ROMA -“Questo governo non nascerà a tutti i costi, ma solo se ci saranno le condizioni”, premette Enrico Letta, ricevendo il compito di formare l’esecutivo dal presidente della Repubblica. Al termine di un vero e proprio “derby” tra Giuliano Amato ed Enrico Letta, il Capo dello Stato ha dunque scelto il numero due del Pd. Apprezzatissimo anche dal Pdl, anche se il partito di via dell’Umiltà ha subito inviato un avviso al premier incaricato: «Abbiamo la netta impressione che il Pd un governo forte non voglia farlo», ha dichiarato Angelino Alfano in una nota. Ed ancora: «È bene chiarire al Pd che per noi non ci sarà un nuovo caso Marini, non daremo il sostegno a uno di loro cui loro non daranno un sostegno reale, visibile, con nomi che rendano evidente questo sostegno e con un programma fiscale chiarissimo ed inequivocabile. Non intendiamo pagare altri prezzi per la nostra lealtà e ribadiamo che o il governo è forte, politico (con i tecnici abbiamo già dato), duraturo e capace di affrontare la crisi economica oppure, se si tratta di un governicchio qualsiasi, semibalneare, lo faccia chi vuole, ma noi non ci stiamo».
Il partito di via dell’Umiltà insiste affinché il governo sia «fortemente politico». Letta premette: «Il totoministri impazzerà con i nomi più improbabili…. Vi dirò tutto se scioglierò la riserva quando tornerò dal presidente Napolitano. Nessun nome ancora». Le consultazioni inizieranno domani, ma il confronto in pratica è già iniziato. Nel Pdl si fanno sempre i nomi di Gelmini (Istruzione), Brunetta (il Cavaliere lo vorrebbe all’ Economia), Sacconi (Welfare), Quagliariello (Riforme). Nel Pd si parla delle candidature di Delrio (Rapporti con le Regioni) Chiamparino (Sviluppo), D’Alema (Esteri). Nel “totoministri” anche Nencini (Coesione Territoriale). Scelta civica potrebbe “schierare” Dambruoso (Giustizia) e Mauro (Istruzione). Verrebbe confermata Anna Maria Cancellieri agli Interni mentre al ministero di via xx settembre potrebbe arrivare Pier Carlo Padoan. Per ora Letta ha accettato l’incarico con riserva: «È una responsabilità che sento forte sulle mie spalle. E se posso permettermi, la sento più forte e pesante della mia capacità di reggerla». Per Napolitano non c’è una soluzione alternativa a Letta: «Pur essendo giovane, Enrico Letta ha già accumulato importanti esperienze in Parlamento e nell’attività di Governo». Sul nome di Letta apre la Lega. Soddisfatto Bersani mentre il Movimento 5 stelle denuncia l’inciucio.
Napolitano lo ha convocato al Colle per le 12,30, e lui ha lasciato sorridendo la sede dell’Arel, il think tank da lui presieduto. Senza rispondere ai cronisti,ed è partito alla guida di una Fiat Ulysse, ed è arrivato dal Capo dello Stato puntualissimo. Il primo commento è stato quello di Pierluigi Bersani che ostenta grande soddisfazione. «Bene, benissimo» ha detto il segretario Pd entrando alla sede del partito. E poco dopo Giuliano Amato: «Soddisfatto? Assolutamente sì». «In bocca al lupo e un forte abbraccio», scrive dal canto suo su Twitter Matteo Renzi . Il capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza, annuncia che «il Pd sosterrà convintamente» il nuovo esecutivo. L’incarico a Enrico Letta consegna al Pd una grande responsabilità. Occorre dare al paese un governo in grado di risolvere le grandi urgenze nazionali, a cominciare dalle difficoltà». Apertura mostra il leader Udc Pier Ferdinando Casini : «Avrà un compito difficile. Lui è un uomo molto preparato che ha esperienza anche internazionale. È una scelta significativa, un rinnovamento nella certezza. Bisogna ora che si abbassi il tasso di pretesa di tutti i partiti e si possa partire»,. Pollice verso invece dai grillini. Riccardo Nuti, vicecapogruppo del M5S alla Camera, scrive su Facebook: «`Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che a Grillo´. E poi divenne premier. Scelto da Napolitano, eletto proprio col Pdl».
Apertura anche da Maroni . Che twitta: «Su Amato il presidente Napolitano ha dato ascolto alla Lega. Bene. Incontreremo Enrico Letta per sentire cosa propone per il Nord». Dal fronte Pdl, Angelino Alfano ammonisce: «E bene chiarire al Pd che per noi non ci sarà un nuovo caso Marini, non daremo il sostegno a uno di loro cui loro non daranno un sostegno reale, visibile». . «Se si tratta di un governicchio qualsiasi, semibalneare, lo faccia chi vuole, ma noi non ci stiamo.E’ bene chiarire al Pd che per noi non ci sarà un nuovo caso Marini, non daremo il sostegno a uno di loro cui loro non daranno un sostegno reale, visibile, con nomi che rendano evidente questo sostegno e con un programma fiscale chiarissimo ed inequivocabile. Non intendiamo pagare altri prezzi per la nostra lealtà e ribadiamo che o il governo è forte, politico (con i tecnici abbiamo già dato), duraturo e capace di affrontare la crisi economica oppure, se si tratta di un governicchio qualsiasi, semibalneare, lo faccia chi vuole, ma noi non ci stiamo».
Su come il Capo dello Stato sia arrivato al suo nome, è certo che nel lungo colloquio avuto ieri da Giorgio Napolitano con la delegazione del Pd, guidata dallo stesso Letta, il Capo dello Stato ha chiesto un dettagliato resoconto della direzione del partito e delle posizioni delle varie “anime”. L’obiettivo era capire, dopo che il Pdl aveva espresso preferenza per Giuliano Amato, quale nome avrebbe avuto maggiori garanzie di sostegno all’interno del Partito democratico. Dopo che il vicesegretario del Pd ha ottenuto il semaforo verde da parte di Berlusconi, che non ha fatto obiezioni sul suo nome (la candidatura di Matteo Renzi sarebbe stata bloccata proprio dai veti del Pd), il nome di Amato sarebbe stato scartato perché dirompente per un partito, il Pd, sull’orlo di una crisi di nervi.
Amato ha parlato stamane a lungo del ruolo di Napolitano: «Il capo dello Stato è un organo di garanzia. È come un motore di riserva che, se si inceppa la macchina del circuito governo-Parlamento, entra in funzione. È un motore che non sostituisce questo meccanismo ma è come se fosse un motore di avviamento, da azionare per accendere l’auto quando si spegne». Alla presentazione del libro `La Repubblica del presidente´, Giuliano Amato, proprio negli stessi minuti in cui viene chiamato al Quirinale Enrico Letta per ricevere il mandato a formare il nuovo governo, punta il dito contro le forze politiche che finora sono rimaste sorde agli appelli di Napolitano. Tornando alla metafora del motore di riserva, Amato aggiunge: «Cosa ci mette Napolitano di più in tutto ciò? Alle prese con un sistema politico-istituzionale non molto diverso dalla mia Panda del ’90, lui è come il motorino di avviamento, il cui uso è frequente perché l’auto si spegne con facilità». «In questo settennato – conclude Amato – è stato necessario che Napolitano intervenisse, non in sostituzione di qualcuno o qualcosa, ma per riaccendere la macchina».