
L’AQUILA – “Ho l’obbligo di essere esaustivo al capello per arrivare alla motivazione e qualunque cosa al di fuori non si puo’ dire”. Lo ha affermato il giudice unico Marco Billi che ha condannato a sei anni di reclusione i sette membri della Commissione Grandi Rischi. Billi, ai giornalisti che lo hanno assediato fuori il tribunale, non ha voluto aggiungere altro. Intanto fonti della Procura affermano lo stesso giudice si sarebbe già messo al lavoro per le motivazioni che dovranno essere depositate entro 90 giorni dal deposito della sentenza di martedì scorso.
Sulla sentenza è intervenuto anche il Codacons che definisce “giusta e a cui ora devono seguire fatti concreti per migliorare il servizio reso dall’ente”. L’associazione ritiene che la sentenza del Tribunale dell’Aquila fa finalmente chiarezza, e “chi si straccia le vesti per una giusta condanna commette un errore”. “Gli scienziati – aggiungono – devono capire una volta per tutte che non possono occupare poltrone anche importanti senza assumersi la responsabilità delle proprie decisioni e dei propri errori. Riteniamo che alla Protezione Civile debbano lavorare solo soggetti che sappiano tutelare e proteggere al meglio i cittadini; a tal fine candidiamo ai vertici della Commissione Grandi Rischi il dirigente dell’Ispesl-Inail, Livio Giuliani, scienziato che negli anni ha saputo distinguersi per le coraggiose decisioni assunte in favore della popolazione italiana”.
Intanto oggi in Parlamento, il capo delle Protezione Civile Franco Gabrielli ha auspicato che si arrivi quanto prima a una norma che consenta agli scienziati di poter svolgere il loro lavoro “in modo sereno”. Gabrielli, nel corso di un’audizione in commissione Ambiente alla Camera ha precisato che il sistema di comunicazione prevede un rigido protocollo, ovvero che “qualsiasi comunicazione viene fatta dalla Protezione Civile e non dalla Commissione Grandi rischi”. “Il fatto che sette persone con ruoli diversi siano state punite alla stessa maniera – ha aggiunto – rivela che c’è un problema: o pensiamo che siamo in mano a folli, o, molto più semplicemente, c’è un problema di definizione delle responsabilità”. La norma “non significa salva questo o salva quest’altro, ma semplicemente significa far lavorare con serenità la comunità scientifica”, ha specificato poi Gabrielli.