ATESSA – La Honeywell di Atessa manda tutti a casa. La proprietà della multinazionale ha comunicato al ministro Calenda la chiusura dello stabilimento con 420 lavoratori. I sindacati hanno comunicato la fumata nera ai lavoratori -in sciopero da settimane- attraverso un sms. In serata si terrà un’assemblea che si preannuncia assai difficile per tutti.
“Chiusura decisione grave, garantiamo il sostegno” ha detto il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. Lo stesso ha ricevuto ieri i vertici aziendali ed ha rinnovato la disponibilità piena del governo a sostenere programmi di investimento in innovazione e ricerca per mantenere l’attività produttiva nello stabilimento di Atessa. I vertici di Honeywell hanno ritenuto di non accogliere la proposta avanzata dal Ministro e hanno comunicato la decisione di cessare l’attività.
“Si tratta – ha aggiunto Calenda – di una decisione estremamente grave e, in accordo con le organizzazioni sindacali e le istituzioni territoriali, il ministero continuerà a seguire la vicenda con l’obiettivo di trovare soluzioni che possano garantire gli attuali livelli occupazionali. Già nei prossimi giorni verrà convocato al Mise un tavolo con tutti i soggetti coinvolti”.
La politica abruzzese non tarda ad esprimersi contro la chiusura: “Inaccettabile”. scrive in una nota: “La comunicazione odierna – ha detto Gianni Melilla, capogruppo MDP commissione Bilancio Camera dei Deputati – della Honeywell al Ministero e alle parti sociali, di chiudere a breve il sito industriale di Atessa, lasciando solo un piccolo segmento lavorativo, è inaccettabile. 420 lavoratori vedono svanire il loro lavoro e la serenità delle loro famiglie. Una intera area dell’Abruzzo, la val di Sangro, subirà i contraccolpi generali di questa caduta di reddito e consumi. L’economia abruzzese subisce un colpo duro. Ma quello che mi preme evidenziare è adesso il dramma umano che vivono gli operai di questa fabbrica già duramente provati da 2 mesi ininterrotti di sciopero. I sindacati, la Regione Abruzzo e il Governo Italiano devono a questo punto concordare una strategia per contrastare questa scelta di delocalizzazione della Honeywell che negli anni passati ha avuto dallo Stato italiano tanti incentivi e aiuti. Non si può non restare indignati da questa testimonianza di egoismo e ingratitudine imprenditoriale. Oggi tornerò a parlare di questa vertenza alla Camera dei Deputati”.
La Fim- Cisl parla di “Comportamento indecente”. “Dopo oltre due mesi di sciopero durante i quali la direzione aziendale di Honeywell non ha avuto neanche la decenza di incontrare il sindacato e i lavoratori per comunicargli le proprie intenzioni, questa mattina all’indomani dell’incontro tra azienda e ministero dello Sviluppo economico, il nuovo ad ha comunicato la chiusura dello stabilimento per il secondo trimestre 2018 del sito abruzzese”. E’ quanto dichiara il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli chiedendo “un immediato intervento del governo e l’apertura di un tavolo di confronto presso il Mise”. Spiega il sindacalista: “E’ un epilogo inaccettabile in un quadro in cui peraltro lo stabilimento aveva sempre raggiunto elevati standard di produttività e le istituzioni italiane avevano dimostrato disponibilità a sostenere con investimenti il rilancio produttivo del sito. E conclude: “L’irresponsabilità e il mancato rispetto del sindacato e delle istituzioni italiane non può passare senza una forte reazione delle istituzioni italiane”.
“Una catastrofe sociale”. “L’annuncio da parte della Honeywell della chiusura dello stabilimento di Atessa, a partire dalla prossima primavera – ha sottolineato Mario Pupillo, presidente provincia Chieti – è una catastrofe sociale, economica e industriale per l’Abruzzo, la Provincia di Chieti e l’intero comprensorio Frentano”. “La chiusura della Honeywell è una notizia che non avremmo mai voluto ricevere – aggiunge Pupillo – soprattutto dopo le ripetute occasioni di incontro con l’azienda e il management, di cui si ricorderà la sordità a qualsiasi proposta di dialogo con i rappresentanti dei 420 lavoratori e con le istituzioni governative, sia centrali che locali, interessatesi direttamente alla vertenza. I 60 giorni di sciopero continuo, una lotta nel segno della solidarietà che ha visto stringersi un intero territorio intorno al coraggio e alla determinazione dei lavoratori, meritavano ben altro finale che l’incomprensibile decisione unilaterale dell’azienda di chiudere uno dei migliori stabilimenti al mondo del gruppo. Tutti, a partire dalla politica e dal Governo nazionale, dobbiamo farci carico del presente e del futuro di ogni singola persona che paga le conseguenze di questa infausta scelta, che colpisce al cuore il motore produttivo dell’intero Abruzzo”.