Un ritornello abbastanza ricorrente in molta critica letteraria, spesso polverosamente stucchevole è l’assioma “città non luogo culturale”, che è diventato cavallo di battaglia, e diciamolo pure, persa, di tanta intellettualità progressista”. E una ricca storia culturale dimostra l’esatto contrario: è proprio nelle grandi città che nasce la vera cultura. Nel contesto europeo, grande importanza hanno avuto, almeno tra i due secoli diciannovesimo e ventesimo le grandi capitali , e dunque, parliamo di Vienna, Budapest, e la perla più preziosa, la magica Praga, per non parlare di Parigi, Berlino, Dublino, Londra, e nel suo piccolo, e tanto per le sue immense ricchezze, la nostra Roma. Furono queste grandi mete culturali, i grandi centri della Mitteleuropa ad avere un ruolo fondamentale nelle letterature del continente.
Tutto questo va a premettere una dialettica letteraria che porta alla conclusione logica: non esiste una cultura europea , poiché questo concetto deve supporre una koinè linguistica unica. Esistono le culture europee, una multiculturalità che da sempre è ricchezza inestimabile, che hanno origini e finalità comuni, che da sempre si influenzano, l’una con l’altra. Parlare di letteratura porta al paradigma che da sempre la identifica: viaggiare. Grandi scrittori, e poeti, e artisti hanno fatto del viaggio il drappo orgoglioso del proprio essere, sono andati nei luoghi veri della vita, che in ultima analisi è autentica letteratura.
Tra i tanti “ viaggiatori”, che non chiamerei tali, per non sminuirne il valore, ma molto più dignitosamente “ voci itineranti”, incontro, una mattina limpida di fine aprile, Dante Marianacci, pescarese, poeta, scrittore, animatore culturale, da oltre trenta anni braccio destro di Edoardo Tiboni, padre della perla più preziosa della città: Il premio Flaiano. Tiboni, mitico direttore, detto Dino, in altri tempi giovanili di pionierismo di Radio Abruzzo, in un piccolo appartamento, è l’uomo che con la sua creazione ha dato lustro e notorietà a Pescara, facendola uscire dal suo angusto pertugio provinciale, termine che suscita le peggiori negatività, ma la città, nei primi anni del novecento e successivamente con gli anni del boom, poteva essere paragonata alla Berlino attuale, dove si respira un clima creativo, lo stesso che fa grande le città, ovviamente con le dovute proporzioni. Clima purtroppo oggi perso.
L’opera incessante, ancorché meritoria di Tiboni, ha fatto conoscere la città nel mondo letterario; e tanta intellettualità, poi onorata con Premi nobel, è passata di persona sui palchi del Premio Flaiano, e non ultima, l’edificazione del Mediamuseum, autentico patrimonio vivacissimo di arte, letteratura, cinema, teatro a istituzione cittadina, sebbene le autorità, ripetutamente, hanno avuto qualche malpancismo…ma questa è altra storia.. Si parlava di Dante Marianacci che ha fatto del suo itinerare una ragione, ma soprattutto vissuto in grandi capitali. Budapest., capitale vivace danubiana, dove l’italiano, sia la lingua che la cultura sono materia di studio nelle scuole e negli atenei, allo stesso modo della Repubblica Ceka, della Slovacchia., dell’ Austria stessa. L’ambiente viennese, vive ancora di cultura imperiale asburgica, dominante nell’ Europa centrale, e durante i regimi dell’ est comunista, e frontiera ultima d’occidente, appena dopo la caduta la caduta del Muro, ha saputo rinnovarsi, e riscoprirsi, e rigenerarsi a nuova vita, come le stesse capitali mitteleuropee, da tempo apre le sue porte alla nostra cultura.
Marianacci, che si nutre della miglior tradizione scritturale del continente, facendola sua e interpretandola con la lingua italiana, è un artista europeo a tutto tondo, che vive le culture, toccandole con mano. Non si è fermato alla lettura, è andato oltre, nei luoghi, appunto, le città della scrittura, ha capito i Dubliners di Joyce vivendo a Dublino, dove si possono trovare in strada citazioni dall’Ulisse, ha fatto sua la mitologia celtica, le atmosfere gotiche dei grandi autori scozzesi vivendo a Edimburgo, si è appropriato di Kafka nella sua Praga . Il suo istinto, la sua curiosità, i suoi studi di letterature comparate lo hanno portato a scoprire il mondo arabo- islamista mediterraneo e del nord Africa; ultima delle sue mete è stata Il Cairo, ma non come un turista qualsiasi che come prima tappa va alle piramidi, Dante è andato nel bar, nei caffè dove scriveva il grande Nagib Mafhouz, il massimo scrittore in lingua araba, premio Nobel. Ebbene, questi è Dante Marianacci, vanto e orgoglio di questa città.
ARXIS