CHIETI – Torna a far parlare di se Roberto Di Santo, ormai diventato famoso con l’appellativo di “bombarolo”. L’uomo, 58 anni, originario Roccamontepiano, arrestato il 18 gennaio scorso dai carabinieri dopo dieci giorni di latitanza e accusato di vari atti incendiari tra Pescara e Chieti, è comparso stamani davanti ai giudici del Tribunale di Pescara per la prima udienza del processo a suo carico.
L’ex impiantista, rinchiuso con l’accusa di vari atti incendiari a Pescara e Chieti e per la fabbricazione di una bomba rudimentale, oggi è un altro uomo, legge testi impegnativi come filosofia del diritto e scrive molto, ha affermato il suo nuovo legale l’avvocato Roberto Di Loreto al termine dell’udienza di stamani presieduta dal Giudice Massimo De Cesare. Di Santo, lo ricordiamo, inizialmente era assistito dall’avvocato Alfredo Di Pietro. Roberto Di Santo attualmente rinchiuso nella Casa Circondariale di San Donato, in attesa del processo, potrebbe vedersi riconoscere gli arresti domiciliari anche se il Giudice ha fissato a marzo del 2014 il limite della carcerazione cautelare. Nell’aula n1, presenti anche i familiari di Roberto Di Santo, tra i quali, il padre Michele e la sorella Patrizia rimasti disorientati di fronte la notizia
E’ l’8 gennaio quando Di Santo inizia quella che lui stesso, in sede d’interrogatorio, definì come una “battaglia contro l’ingiustizia sociale”. Quella notte dà fuoco ad un’automobile, una Golf di alcuni vicini di casa a Cepagatti, lasciando un videomessaggio, in cui indica e spiega come ha realizzato un ordigno piazzato al piano terra di una villetta di Villanova che lui stesso stava ristrutturando. Quell’ordigno, si apprenderà in seguito, non poteva esplodere e per il quale, il GIP non ha riconosciuto il reato di tentata strage. L’uomo appicca tre incendi nell’area metropolitana tra i quali quello di un’automobile parcheggiata a ridosso del tribunale di Chieti e lascia alcuni video nei quali si professa “l’ultimo profeta”.
Il 16 gennaio scorso infine, l’ultimo incendio in un ex casa famiglia disabitata a Chieti prima del suo arresto da parte dei carabinieri nel suo nascondiglio, un camper nascosto all’interno di un casolare abbandonato a Rosciano. Al momento del suo arresto Di Santo aveva chiesto ai Carabinieri “due giorni di libertà per andare a Roma a finire la sua azione contro l’ingiustizia sociale”. La nuova udienza è stata fissata dal giudice Massimo De Cesare al prossimo 22 ottobre.