ROMA – Ieri pomeriggio le temperature massime hanno toccato 35 °C a Torino e Milano, 36 °C a Bologna, 38 °C a Ferrara e nel Cagliaritano, 39 °C a Firenze. Benché non si siano per ora misurati valori record, ad essere straordinaria è la combinazione tra intensità, persistenza e precocità della calura africana: è raro a inizio luglio sperimentare sul Nord Italia sequenze di 6-7 giorni consecutivi con 35 °C o più (un caso simile si ebbe nel 1952), e così questa prima decade di luglio potrebbe divenire la più rovente in oltre un secolo.
Particolarmente sfavorevole la combinazione con l’elevata umidità relativa, che rende queste giornate fin peggiori, quanto a disagio fisico, di certi infuocati pomeriggi dell’agosto 2003, quando i termometri salirono a 40 °C ma in aria asciutta e limpida, stabilendo i record assoluti della canicola in Europa occidentale.
Caldo e afa non hanno dato tregua nemmeno di notte: ieri all’alba le temperature minime erano tropicali, tra le più alte mai registrate nelle lunghe serie storiche di dati: a Torino non si è scesi sotto i 26,4 °C, notte più calda dal 1753, sebbene simile ai casi del 3 luglio 1952, 13 luglio 1991 e 13 agosto 2003; minime di 25 °C anche a Genova, Bologna e Ferrara, dove le condizioni di afa erano simili a quelle di Calcutta.
E’ proprio l’umidità a creare condizioni di stress per il corpo umano, che cerca di liberarsi del calore in eccesso attraverso l’evaporazione del sudore, ma più l’umidità è elevata, meno efficace è l’evaporazione con il relativo raffreddamento. Se l’aria è molto asciutta, come nei deserti, temperature prossime ai 50 gradi sono sopportabili all’ombra a patto di bere moltissimo: l’evaporazione è rapida, la pelle si asciuga subito e il raffreddamento del corpo è assicurato. Viceversa con umidità da foresta pluviale e termometro sopra i trenta gradi si rischia il collasso, è un limite fisico invalicabile.
Per confrontare il calore umido con quello secco si utilizza la temperatura percepita, calcolata secondo vari indici – come l’Humidex – che combinano temperatura, umidità, velocità del vento e radiazione solare: così i 33 gradi Celsius di Ravenna, uniti all’80% di umidità, per il corpo equivalgono a 50 gradi. Consigli come bere molto, stare all’ombra o in luoghi climatizzati, sembrano banali, ma si tende a trascurarli e quando il corpo va in stress termico è troppo tardi per recuperare, resta solo l’ospedalizzazione.
Oggi e domani caldo invariato, specie al Centro-Nord con punte di 35-40 °C, ma aumenterà al Meridione finora rimasto a margine della bolla rovente. Un certo «cambio d’aria» si avvertirà al Nord da giovedì, dopo il passaggio di temporali sulle Alpi: le temperature rientreranno nella norma, tra 27 e 32 °C in Valpadana, in attesa, ma da confermare, di un nuovo aumento da domenica. Il riscaldamento globale è questo: maggior frequenza e intensità di ondate di caldo, che secondo i ricercatori Steven Sherwood e Matthew Huber (An adaptability limit to climate change due to heat stress, pubblicato sui Pnas nel 2010) entro fine secolo potrebbero rendere invivibili per la prima volta nella nostra storia vaste porzioni di pianeta. Si guarda all’India, ma che dire della Romagna?