Spesso, nel piccolo mondo letterario delle nostre annoiate periferie di provincia , ci si imbatte in artisti, nel nostro caso, scrittori con caratteristiche preminenti, C’è il grafomane fanatico, che pur di scrivere, pur di apparire, si pavoneggia, offrendo al pubblico stucchevoli narcisismi, che molte volte penalizzano la qualità letteraria. Poi c’è lo scrittore che ha uno stile linguistico raffinato, una lingua ben scritta, esteticamente ineccepibile, ma allo stesso modo, fragile, in poche parole, una lettura che si sgretola appena dopo, poiché evanescente nelle situazioni, o ancor peggio nella struttura narrativa che non lascia alcuna traccia nel lettore.
Ma noi, instancabili lettori, abbiamo la fortuna di incontrare eccezioni. E allora il medesimo panorama desolante, nel suo deserto di macerie culturali, s’irradia di luce stellare che si offre a noi; e subito si dissolve il nulla all’apparire di scrittori oltre i limiti, lontani anni luce dalle litanie della normalità ; artisti della parola che ben riescono con la loro illustre filologia, il talentuoso affabulare a conciliare estetica e fisicità, dove per quest’ultima, si voglia intendere quel solco indelebile lasciato in colui che legge. Questi è Vito Moretti. Scrittore, poeta, abruzzese purosangue verace di geniale intelletto, con l’orgoglio prorompente della sua vivace spiritualità ancorché inimitabile abruzzesità, quella dal sapore più sanguigno e ironicamente genuino, si pone come una delle colonne portanti della letteratura attuale nella regione.
Nel suo ultimo lavoro, “Il colore dei margini” per i tipi “Tabula fati” Moretti offre il meglio del suo repertorio linguistico e narrativo, racconti, non un romanzo, storie di ogni mondo, di ogni lingua, è la festa gioiosa, l’esaltazione della fisicità della parola narrata. Vito Moretti, da sempre maestro di sacralità, virtuoso del verbo, con questo suo ultimo lavoro, viaggia nei labirinti incantati della psiche prendendo per mano il lettore per poi guidarlo in stanze di vita vissuta.
E un viaggio tra condominii, dove i personaggi della storia hanno tangibile fisicità, e vestiti di cristallina eleganza, diventano perle letterarie di prim’ordine. E’ un lavoro, che seppur scritto da un cattolico fervente, tuttavia si propone in una veste laica, che evidenzia tutta la spiritualità dell’autore ; che è cosa ben diversa dalla religiosità.
Vito Moretti si sveste degli abiti professionali del brillante docente, e scende dalla cattedra per offrire al lettore stupefatto il suo superbo eloquio letterario, ed è il momento della lettura che esalta la sua scrittura. Lavoro cerebrale, ma certamente ancor più, opera di robusta fisicita’, dote rara, per non dire scarsa in molta letteratura attuale : egli ripudia l’atteggiamento maestrale che si mette in cattedra, racconta come il vecchio amico di sempre, le storie che ci rappresentano.
Narrazioni intense, allo stesso modo di malinconiche armonie, ma che nella lettura lasciano solchi indelebili di serenità. Questo è “Il colore dei margini”, un mondo sconfinato poliedrico che va oltre la normale percezione, un libro da conservare nei patrimoni della memoria…
ARXIS