
ROMA – Stop al pagamento della rata di giugno dell’Imu sulla prima casa e gli alloggi popolari fino al 16 settembre. E’ quanto ha approvato oggi il Consiglio dei ministri. La sospensione del pagamento riguarderà la prima casa con le relative pertinenze (garage, cantine, ecc.) escluse le ville, i castelli, e gli immobili signorili e di pregio. Non si verserà la rata di giugno neanche per gli immobili residenziali concessi a famiglie a basso reddito utilizzati come abitazioni principali, gli alloggi regolarmente assegnati dagli Istituti autonomi per le case popolari (Iacp) o dagli enti di edilizia residenziale pubblica con le stesse finalità degli Iacp.
La riforma complessiva della tassazione sulla casa, si legge nell’articolo 2 del decreto che contiene una clausola di salvaguardia, “dovrà essere attuata nel rispetto degli obiettivi programmatici indicati nel Documento di economia e finanza 2013 come risultante dalle relative risoluzioni parlamentari e, in ogni caso, in coerenza con gli impegni assunti dall’Italia in ambito europeo. In caso di mancata riforma entro la data del 31 agosto 2013 continua ad applicarsi la disciplina vigente e il termine di versamento della prima rata dell’imposta municipale propria degli immobili è differito al 16 settembre”. «Il decreto varato dal Cdm da le prime risposte che riguardano le famiglie, le imprese i lavoratori. Dentro un’azione già cominciata con il precedente governo con il decreto sui pagamenti P.a.», ha detto il premier.
Per il rifinanziamento della cig in deroga il governo stanzia 4un miliardo euro. Sulle coperture per la cig: «Hanno a che fare in un caso con la copertura presa dalla voce di bilancio in parte dai fondi produttività che non venivano utilizzati e con un impegno scritto a rimettere le risorse». Nel decreto varato oggi ci sono «passaggi molto importanti, come la norma che fa ripartire la logica dei contratti di solidarietà, altro strumento importante per venire incontro a lavoratori e imprese».
Il governo ha rinviato la scadenza dei contratti dei precari della pubblica amministrazione da luglio 2013 al 31 dicembre 2013. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Enrico Letta illustrando nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi i contenuti del decreto approvato dal Consiglio dei ministri. “La scadenza al 31 luglio 2013 avrebbe rappresentato per moltissimi lavoratori un’oggettiva e molto forte difficoltà”, ha detto Letta.
Il consiglio dei Ministri ha approvato l’eliminazione dei doppi stipendi per i membri del governo già parlamentari. “Il decreto legge approvato elimina lo stipendio di ministri, sottosegretari e viceministri perché riteniamo che non sarebbe stata sufficiente una semplice rinuncia», ha spiegato il premier dopo il consiglio dei Ministri.«È un intervento strutturale che riguarda anche il futuro”, ha chiarito, “il parlamentare che svolge la funzione di ministro deve sapere che gli basta lo stipendio da parlamentare. Non ha senso un doppio stipendio”.