PESCARA – Quattro anni e 8 mesi: e’ la richiesta di condanna avanzata dal pm del Tribunale di Pescara, Gennaro Varone, per il primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale del capoluogo adriatico, Maurizio Rosati, 54 anni, originario di Atri, accusato di omissione di atti d’ufficio, interruzione di servizio pubblico, abuso d’ufficio e peculato. Il pm, inoltre, ha chiesto dieci mesi e 20 giorni per Antonietta Giglio, collaboratrice di Rosati.
Secondo l’accusa, Rosati, che ha scelto il rito abbreviato, avrebbe indotto le sue assistite “bisognose di prestazioni ginecologiche, a rivolgersi a lui come medico privato a garanzia di un rapido scorrere della lista di attesa operatoria, altrimenti impegnate per mesi, se non per anni”.
Inoltre, sempre secondo l’accusa, avrebbe “dimesso o fatto dimettere pazienti, pur bisognose di interventi ginecologici, che si erano rivolte a medici diversi da lui per visite private, determinando con questo accentramento una lista di attesa – spesso arbitrariamente compilata in ritardo per evitare si scoprisse il disservizio provocato – per la chirurgia ginecologica interminabile che induceva le pazienti o a rivolgersi a lui quale medico privato o a rivolgersi ad altre strutture con attese che provocavano ingiustificate sofferenze”.
Inoltre, il primario e’ accusato di peculato in concorso con la sua collaboratrice, Antonietta Giglio, in quanto avrebbe “affidato” alla donna il telefono mobile aziendale, il cui costo era a carico della Asl, “affinche’ ne disponesse liberamente come fosse proprio”.