PESCARA – Il mare inquinato del 2015 e i mancati divieti di balneazione emessi tornano d’attualità. I cittadini che quell’estate hanno insultato su Facebook il sindaco di Pescara Marco Alessandrini per la vicenda del mare inquinato e, soprattutto, per i mancati divieti ora rischiano grosso. Il primo cittadino, indagato per omissione (in relazione a quella ordinanza), dopo gli insulti e le offese personali ricevute sui social, aveva denunciato per diffamazione una trentina di pescaresi.
Tra i primi a essere stati convocati dagli investigatori, c’è un commerciante pescarese di 26 anni, Mattia Falone il quale afferma di essersi sfogato dopo aver letto le dichiarazioni del Sindaco che diceva che non c’erano problemi per la salute pubblica. Falone ha riferito che proprio in quei giorni era finito in ospedale per una gastroenterite e anche la figlia si era sentita male, dopo aver fatto il bagno in mare.
I presunti diffamatori rischiano una pena prevista dall’articolo 595 del codice penale: reclusione da 6 mesi a 3 anni o, in alternativa,una multa non inferiore a 516 euro. Nel caso in cui la parte offesa si sia costituita parte civile nel processo, il giudice penale condannerà poi il colpevole a pagare una somma di denaro in favore della vittima a titolo di risarcimento del danno morale.