ROMA – Il Senato dà il via libera all’emendamento Esposito, che conferma la linea Renzi sul voto alla lista e i capolista bloccati. Il cosiddetto “super canguro” passa con 175 sì, 110 no e 2 astenuti. Così cadono di fatto 35 mila proposte di modifica delle 47 mila presentate alla legge elettorale. Bocciati invece i due insidiosi emendamenti di Miguel Gotor, il senatore della minoranza Pd che in questi giorni ha guidato la fronda anti-Renzi.
Ma il dato politico di questi due giorni è un altro: la nascita, di fatto, del “partito della Nazione”, che comprende il Pd renziano, i centristi di Area popolare (Ncd-Udc) e il grosso di Forza Italia. Il premier potrebbe infatti sostituire i voto della minoranza Pd con quelli berlusconiani. È vero, anche Forza Italia è spaccata. Ma gli azzurri ad aver votato contro l’emendamento esposito sarebbero solo una quindicina. Il voto di stamane al Senato sulla legge elettorale mette quindi il timbro politico sul patto del Nazareno. L’asse Renzi-Berlusconi si rafforza e tiene sull’asticella dei 170 voti.
Nel Pd la tensione resta. Dei 29 firmatari del documento della minoranza sulla legge elettorale hanno votato a favore di Gotor in 26. Felice Casson e Rosaria Capacchione non hanno preso parte al voto, mentre Josefa Idem si è astenuta. Ma si è aggiunto Roberto Ruta che non era tra i firmatari del documento.
Da davos Matteo Renzi torna difendere la riforma della legge elettorale e canta vittoria: «Darà una leadership chiara e stabilità di governo. L’Italia va avanti, chi prova a interrompere tutte le volte il percorso delle riforme possiamo dire che, per il momento, non ce la fa». E i voti di Forza Italia? Il premier fa spallucce: «L’Italia va avanti, chi prova a interrompere tutte le volte il percorso delle riforme possiamo dire che, per il momento, non ce la fa».
Ora che succede? La maggioranza cambia? «Non sono escluse novità anche nel centrodestra – dice Lorenzo Cesa dell’Udc uscendo dal Senato – che in prospettiva potrebbe unirsi dentro la stessa lista come avviene in Francia con l’Ump». Di certo ieri è stata una delle giornate più significative nella storia della Seconda Repubblica. Gli elementi di novità sono tre:
1) Il presidente del Consiglio ha preferito chiedere soccorso sulla fondamentale legge elettorale a Silvio Berlusconi, che glielo ha concesso
2) Matteo Renzi si preparata a sostituire i voti dei dissenzienti del Pd con quelli di un partito di opposizione
3) Il Pd e Forza Italia si sono ritrovati divisi al proprio interno da una frattura più profonda che in passato.
Il tutto avviene alla vigilia di una settimana chiave che porterà all’inizio delle votazioni per eleggere il capo dello Stato.Dal 29 gennaio si aprirà quindi un duello senza precedenti nella storia della Repubblica: il capo del governo e l’ex capo dell’opposizione uniti contro il “resto del mondo”.