ROMA – Un sistema elettorale proporzionale con circoscrizioni medio-piccole. Il solo a «garantire rappresentatività e vicinanza agli elettori». Il Movimento 5 Stele conferma il proprio no all’Italicum – che per i grillini «va cancellato tout court in quanto non è una legge migliorabile perché è antidemocratica e incostituzionale» – e avanza la propria proposta che «favorisce l’aggregazione fra le forze politiche piccole e medio-piccole, spingendole a mettere insieme le loro idee, se conciliabili, dentro forze politiche più grandi ma coese e favorisce l’omogeneità interna dei partiti e dei movimenti, disincentivando frantumazioni e scissioni».
«Il Governo Renzi – affermano i deputati M5S della commissione Affari costituzionali della Camera, commentando il testo della mozione M5S sull’Italicum, depositato questa mattina – sembra composto da un gruppo di dilettanti allo sbaraglio perché non è stato neanche in grado di scrivere una buona legge elettorale, dopo la bocciatura del Porcellum da parte della Consulta. Non ci piace l’Italicum, a prescindere dal fatto che possa farci vincere le elezioni o meno, perché a noi sta di più a cuore l’interesse dei cittadini, che devono essere adeguatamente rappresentati in Parlamento sia alla Camera che al Senato». «Secondo noi deve essere adottato un sistema elettorale con formula proporzionale – si legge nel testo della mozione – da applicarsi in circoscrizioni medio-piccole in quanto. La legge elettorale per il Parlamento italiano deve essere, anzitutto, rappresentativa dei cittadini e, allo scopo, occorre adottare un sistema proporzionale senza alcun premio di maggioranza».
La Corte costituzionale ha deciso ieri di non condizionare i lavori del Parlamento e, nel giorno in cui si avviava la discussione alla Camera, ha rinviato ad un futuro non determinato l’udienza sulle sorti dell’Italicum. Sorti che rientrano pienamente, e senza la spada di Damocle della Consulta, nelle mani del Parlamento e delle forze politiche. Ma il cammino a Montecitorio delle mozioni presentate da Sinistra Italiana e M5s sembra già in un vicolo cieco. Il Pd non si fida, soprattutto della sua minoranza, ed è orientato a bocciare le mozioni delle opposizioni e a non presentarne una sua per evitare problemi interni. Una riflessione è invece in corso per quanto riguarda una ulteriore mozione presentata da Ap per la quale, quando domani si voterà, potrebbe scegliere l’astensione. La riflessione è comunque aperta e Renzi, in stretto contatto da New York con i gruppi parlamentari, sta studiando come lanciare un segnale concreto per una modifica della legge elettorale che sia funzionale al Sì al referendum.
Dal Pd fanno comunque sapere che c’è forte disponibilità a cambiare l’Italicum ma non in questo giro parlamentare aperto da Sinistra Italiana. Serve, per i Dem, una discussione che deve essere più approfondita di una mozione che non risolve la questione.
Quindi l’ipotesi di una mozione targata Pd verrebbe al momento scartata. Fonti parlamentari spiegano infatti che l’orientamento al No ad una mozione del Pd sarebbe dettato anche dal fatto che la minoranza dem non la voterebbe mai perchè loro, spiegano le medesime fonti, non vogliono modificare l’atteggiamento sul referendum. Nel gruppo Pd resta aperta la riflessione sull’atteggiamento da mantenere nei confronti di Ap per la cui mozione già si ragione sullo strumento dell’astensione. Per il Pd quindi il rinvio della Consulta non cambia molto: Renzi stesso ha più volte detto che un’eventuale sentenza della Corte non avrebbe cambiato niente rispetto ad una iniziativa sull’Italicum.