BRINDISI – È ora di svelare alcuni misteri sull’incendio a bordo della Norman Atlantic avvenuto domenica scorsa. L’imbarcazione è arrivata al Porto di Brindisi, trainata dal rimorchiatore Marietta Barretta e scortata da altri tre mezzi navali, ed è ora ormeggiata alla banchina di costa Morena Nord. Dal rimorchiatore sono scesi, accolti dagli applausi dei colleghi e dei parenti che erano sulla banchina, dopo sei giorni trascorsi in mezzo al mare in burrasca, gli otto vigili del fuoco brindisini che hanno contribuito alle operazioni di salvataggio dei passeggeri del Norman Atlantic, senza mai essere sostituiti.
Dalle fiancate annerite del traghetto continua a fuoriuscire fumo nero. Si potrà adesso scoprire se esistono, come si teme, corpi carbonizzati nella stiva dove è divampato il rogo e si potrà procedere al recupero della scatola nera. Aspetto fondamentale per chiarire le responsabilità del comandante Argilio Giacomazzi e dell’equipaggio in tutte le manovre, comprese quelle relative all’ipotesi di un ritardo clamoroso nell’allarme e nell’evacuazione della nave. Sul posto anche il procuratore di Bari Giuseppe e il sostituto procuratore Ettore Cardinali. Gli investigatori e i tecnici attendono di effettuare le valutazioni per stabilire se sarà possibile eseguire subito un sopralluogo a bordo o se invece dovrà essere rinviato di qualche ora dopo la messa in sicurezza del traghetto dal quale fuoriesce ancora fumo.
La procura di Bari ha formalmente iscritto nel registro degli indagati altre 4 persone nell’ambito delle indagini sul naufragio del Norman Atlantic. Si tratta di due membri dell’equipaggio e di due rappresentanti della ditta greca noleggiatrice, la Anek Line. Si sta valutando, a questo riguardo, se i mezzi, camion e auto, sul ponte 4 – dove si ritiene si sia originato il rogo – erano troppo vicini uno all’altro. Ed anche se le dotazioni di sicurezza antincendio, che risulterebbero funzionanti, sono state attivate troppo tardi.
Al momento risultano indagati il comandante, Argilio Giacomazzi, difeso dall’avvocato Alfredo Delle Noci e l’armatore, Carlo Visentini, difeso da Gaetano Castellaneta. Rispondono, in concorso colposo tra loro, di naufragio, omicidio plurimo e lesioni. Sono tuttavia in corso di identificazione da parte degli inquirenti baresi i membri dell’equipaggio che avrebbero avuto ruoli di responsabilità nelle fasi relative all’imbarco di passeggeri e mezzi, e in quelle dell’evacuazione successive al rogo.
L’indagine della capitaneria di porto di Bari, coordinata dal procuratore Giuseppe Volpe e dal sostituto Ettore Cardinali, punta a verificare anche il numero esatto delle persone a bordo, passeggeri e clandestini, e soprattutto dei mezzi. Da indiscrezioni si apprende che nel lungo interrogatorio della notte scorsa, il comandante avrebbe dichiarato di aver caricato a bordo della motonave il 75 per cento degli automezzi consentiti dalla capienza massima.
Sono state identificate otto delle nove salme delle vittime della Norman Atlantic. Oltre ai due autotrasportatori campani, Michele Liccardo e Giovanni Rinaldi, hanno un nome altri sei cadaveri. Si tratta di Omar Kartozia, Racha Charif, Muller Afroditi, Havise Savas, Sasentis Nikolaus Paraschis, Kostantinos Koufopuolos. La nona salma appartiene ad un maschio non identificato. L’elenco delle vittime, che non riporta le generalità complete con le rispettive cittadinanze anche perché le vittime sono identificate ma non tutte formalmente riconosciute, è inserito nell’avviso di fissazione degli accertamenti tecnici non ripetibili – le autopsie – disposte dalla Procura di Bari. Il conferimento dell’incarico per gli accertamenti medico-legali, affidati ad Alessandro Dell’Erba e Biagio Solarino, è fissato per lunedì 5 gennaio. Subito dopo inizieranno le autopsie nell’Istituto di medicina legale del Policlinico di Bari. Oltre ai nove cadaveri, la magistratura barese stima altre due vittime certe, i cui corpi tuttavia non sono stati recuperati durante le operazioni di soccorso dei naufraghi.