ROMA – È il giorno della legge di Stabilità. Oggi la manovra da 30 miliardi approda sul tavolo del Consiglio dei ministri per la sua approvazione. Poi sarà sottoposta all’analisi di Bruxelles per il via libera definitivo (atteso per il 29 ottobre). Il braccio di ferro tra le esigenze del governo italiano e quelle dei mastini dei conti europei è evidente dai contatti e dal lavorio diplomatico di questi giorni.
Il vero snodo è quello di Bruxelles. Qualcuno ha anche parlato di possibili bocciature, tanto che il portavoce del commissario Jyrki Katainen, il falco di Bruxelles, ha precisato con un tweet in italiano. «Mentre alcuni media vedono “avvertimenti” in ogni parola pronunciata a Bruxelles, noi aspettiamo il piano di bilancio prima di sbilanciarci.
In giornata, poi, il portavoce del commissario agli affari economici ha detto che lo sforzo strutturale richiesto all’Italia per il 2015 sarà aggiornato alla luce delle stime economiche autunnali. La Commissione Ue, nelle raccomandazioni specifiche pubblicate a giugno, chiedeva all’Italia una riduzione del deficit strutturale pari a 0,7% per il 2014, 2015 e 2016. Ma è un numero basato sulle stime economiche di Bruxelles di giugno, e quindi destinato a cambiare alla luce delle nuove previsioni che saranno pubblicate il 4 novembre. E che daranno una fotografia peggiore dell’Eurozona, dove la ripresa ha rallentato in molti Stati e in alcuni è tornata la recessione.
Al momento, lo sforzo strutturale previsto dall’Italia nella legge di stabilità per il 2015, è di 0,1%, come ha confermato ancora ieri il ministro Pier Carlo Padoan. Ma se lo 0,7% richiesto all’Italia cambierà alla luce del nuovo quadro economico, è facile ipotizzare che possa scendere di qualche decimale, avvicinandosi alla correzione prevista dall’Italia. Lo sforzo strutturale serve anche per rispettare la “regola del debito” (riducendo il deficit strutturale scende anche il debito), che scatterà dal 2015 ma guarderà agli sforzi fatti nei tre anni precedenti. Non avendo rispettato il target di riduzione del deficit strutturale per il 2014 (0,7%), l’Italia al momento non rispetta la regola del debito. È per questo che, nonostante la richiesta di correzione strutturale verrà aggiornata alla luce del peggiore quadro economico, potrebbe non essere molto diversa dallo 0,7% che metteva l’Italia al riparo da una procedura per squilibri macroeconomici.
Tra risparmi e tagli di tasse per 18 miliardi la manovra avrà un impatto su cittadini e imprese e l’obiettivo primario saranno la crescita e i consumi. In questa direzione va la scelta di inserire in extremis nella manovra la possibilità per i lavoratori dipendenti di farsi anticipare il Tfr mese per mese.
La manovra conferma il bonus di 80 euro che vale 10 miliardi e aggiunge 6,5 miliardi per sterilizzare completamente l’Irap sul costo del lavoro. Ci sono poi zero contributi per le assunzioni, risorse per nuovi ammortizzatori sociali (1,5 miliardo) e detrazioni per le famiglie (500 milioni) e il rinnovo del bonus per ristrutturare case e acquistare i mobili. Spuntano anche risorse per crediti d’imposta all’innovazione (500 milioni), per assumere precari nella scuola (1 miliardo) e bloccare la clausola di salvaguardia (3 miliardi) che avrebbe tagliato le agevolazioni fiscali. Circa 16 miliardi dovrebbero arrivare dai taglia della spesa. Saranno invece investiti 6,5 miliardi per eliminare il costo della lavoro dalla base imponibile dell’Irap.
Per finanziare bonus e tagli fiscali ci sono i tagli alla spesa per complessivi 16 miliardi, di cui 4 a carico delle Regioni e 3 degli Enti locali. Una delle fonti di finanziamento è il mix tra lotta all’evasione (come il reverse charge Iva esteso a nuovi settori) e una maggiore tassazione sui giochi come le slot machine: da qui dovrebbero arrivare circa 3 miliardi. Dovrebbero essere poi riorganizzate le detrazioni fiscali relative alle spese sanitarie fino a racimolare 1,2 miliardi. La riorganizzazione delle aziende partecipate nelle previsioni potrebbe portare un altro miliardo. «Non ci sarà nessun taglio alla Sanità», ha assicurato il sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio.