ROMA – L’abbassamento dei versamenti pensionistici agognato dai lavoratori autonomi non è certo di diventare legge: è questo l’allarme lanciato dalle associazioni di categoria dei freelance e dei lavoratori autonomi Acta, Alta Partecipazione, Confassociazioni e Confprofessioni, che hanno protestato insieme a ridosso dell’imminente passaggio della legge finanziaria in Parlamento. Passaggio in cui il sogno di veder ridurre le aliquote dei contributi per chi è iscritto alla gestione separata Inps potrebbe andare in fumo
. A settembre il Governo aveva confermato l’intenzione di portare dal 27,72% al 25,72% la soglia dei versamenti pensionistici a carico dei liberi professionisti a partita Iva. La misura scongiurerebbe l’applicazione automatica degli scatti contributivi introdotta nel 2012 dall’esecutivo Monti: scatti che porteranno le aliquote a crescere nei prossimi anni fino al 33,72 per cento sul reddito lordo degli autonomi.
«Siamo preoccupati che il passaggio alle camere possa portare a revisioni miranti a dirottare le risorse impegnate per la riduzione dei nostri contributi verso altre destinazioni. Sosteniamo il provvedimento presentato dal Governo e chiediamo che il Parlamento lo approvi», spiegano le associazioni, che in questi anni hanno lavorato con i tecnici governativi allo scopo di introdurre regole più eque per i freelance. L’allarmismo segue anche le polemiche scatenate dalle misure contenute nel recente decreto fiscale collegato alla legge di bilancio 2017 e che, a dispetto delle politiche di semplificazione adottate fin’ora dal Governo in materia di lavoro autonomo, inseriscono a carico delle partite Iva nuovi adempimenti e sanzioni salate in caso di errore minimo di segnalazione all’Agenzia delle Entrate (con multe da 5 mila a 50 mila euro).
Nulla ovviamente è certo per quanto riguarda il contenuto di una legge di stabilità fino alla sua approvazione. Ma la misura richiesta dalle associazioni per la riduzione delle aliquote è un tema particolarmente sentito da un settore del lavoro che in Italia sta diventando, suo malgrado, sempre meno marginale. La proposta di abbassamento contributivo non riguarda artigiani e commercianti, il cui inquadramento fiscale già prevede soglie più basse rispetto a quelle applicate oggi a un libero professionista. Soglie che sono tra le più alte in Italia e ritenute inique anche rispetto a quelle applicate ai lavoratori dipendenti per cui l’aliquota si aggira attorno al 25/26 per cento.
Alla base delle correzioni proposte a favore della categoria degli autonomi ci sono sia la crisi dei redditi dei freelance sia l’aumento del numero di partite Iva negli ultimi anni a causa della flessione del lavoro dipendente. A marzo 2016 il ministero dell’Economia e delle Finanze aveva segnalato un nuovo picco di partite Iva (67 mila nuove a gennaio rispetto all’anno precedente). Se il Governo ha intenzione di disciplinare in modo più organico il settore – anche attraverso l’introduzione del cosiddetto Statuto dei lavoratori autonomi in discussione al Senato – più difficile per le Associazioni è confidare in un passaggio liscio dei provvedimenti fiscali in Parlamento.
Lo stesso Statuto, infatti, è oggetto di critiche: il M5S teme che le regole sul lavoro agile possano aprire la strada all’abuso di finte partite Iva. L’ultima parola alla politica: le regole a favore dei freelance, infatti, potrebbero costituire l’ossatura delle prime misure di decompressione fiscale richieste a più riprese dal mondo del lavoro.