L’AQUILA – In apparenza tutto è bene quel che finisce bene. Alle prossime elezioni regionali, infatti, si voterà con la legge elettorale approvata nei mesi scorsi dal Consiglio. Le modifiche proposte nelle ultime settimane e che avevano riaperto il dibattito sulla normativa relativa al voto – tra cui la doppia preferenza di genere e l’incompatibilita’ delle cariche di consigliere e assessore – non verranno portate all’esame dell’Aula. Dopo un confronto tra i diversi Gruppi, che si e’ tenuto in questi giorni, la Conferenza dei Capigruppo ha deciso questa mattina di chiudere la questione. Nei prossimi giorni il presidente della Regione Gianni Chiodi comunicherà la data delle elezioni, che dovrebbero tenersi tra novembre e marzo.
In realtà alle volte l’apparenza inganna. Nel corso dei giorni, infatti, erano diverse le opinioni sulle modalità di voto. Soprattutto sul tema della doppia preferenza d genere. E le donne fanno sentire la propria voce dichiarandosi unite nel reclamare a gran voce il rispetto delle promesse fatte e non mantenute: quella modifica alla legge regionale già richiesta con seimila firme dalle donne di “Se non ora quando”, dalle consigliere e alcuni consiglieri regionali, dalla Commissione Pari Opportunita’. Il disappunto è emerso oggi durante la presentazione del Comitato “Ora si puo’. Ora si deve” alla presenza di tante donne, tra cui la consigliera regionale Marinella Sclocco, consigliere regionale Pd e Gemma Andreini, presidente della Commissione PO regionale.
Come ha ribadito Vittoria Colangelo, consigliera di parita’ della Provincia di Pescara e promotrice del nuovo comitato, “Non si puo’ tacere, noi non ci arrendiamo: ma per portare a termine il risultato – ha spiegato – dobbiamo allargare la protesta, avere al fianco i dirigenti dei partiti, che sembrano tutti volerci appoggiare, salvo poi esprimersi in maniera opposta al momento del voto, com’e’ successo in Abruzzo. Per questo dobbiamo lavorare per il cambiamento di una cultura che non riconosce il ruolo determinante delle donne anche nella vita politica. La doppia preferenza di genere rappresenta una concreta opportunita’ per consentire alle donne di ‘correre ad armi pari’ nelle competizioni elettorali regionali, dove il cittadino avra’ la possibilita’, finalmente, di poter votare anche una donna, se ritenuta meritevole, al pari di un candidato uomo”.
“Uomini – ha aggiunto Gemma Andreini – che temono le donne: parafrasando il titolo del famoso libro potremmo definire cosi’ i politici che hanno evitato con il loro voto l’inserimento della norma della doppia preferenza, che di fatto e’ l’unico strumento efficace per favorire l’ingresso delle donne nella politica attiva”. “Io sono la prova vivente – ha detto Marinella Sclocco – che si puo’ anche essere elette. Ci sono riuscita per 5 volte, ma sono sempre sola. Lo sono stata in Provincia e mi sento sola adesso, visto che il mio partito, pur candidando nelle liste diverse donne, poi non fa nulla per appoggiarle e per aiutarle”.
Il Comitato ha gia’ avuto l’appoggio, tra i rappresentanti delle istituzioni, di: Fabrizio Di Stefano, Federica Chiavaroli, Nicoletta’ Veri’, Alessandra Petri, Marinella Sclocco, Maurizio Acerbo, Gemma Andreini, Guerino Testa, Antonio Martorella, Alessandro Addari, Letizia Marinelli, Anna Pompili, Annarita Guarracino, Annamaria Paradiso, Gemma Andreini, Francesca Laureti, Desiree Del Giovine, Emilia Di Matteo, Roberta Oellegrino, Paola Durastante oltre a Antonella De Angelis, Carola Profeta, Daniel Celli, Alessandra Inzero, Marina Straccini, Liliana Toppeta, Laura Di Russo, Francesca Magliuolo, Monica Di Pillo e tanti altri.
Sulla stessa linea, quella di disappunto è anche il consigliere Riccardo Chiavaroli dopo l’annullamento della seduta sulle riforme elettorali: “Devo prendere atto con serio rammarico che l’ostinazione del PD ha impedito la comvocazione del Consiglio regionale d’Abruzzo per discutere di riforme elettorali”. “Dibattere e decidere, ha detto Chiavaroli, è sempre preferibile al silenzio e all’inerzia. Personalmente avrei voluto battermi in aula per il collegio unico regionale, le preferenze multiple di genere, l’incompatibilità fra asessori e consiglieri a costi invariati, la possibilità per sindaci e presidenti di provincia di potersi candidare”.
Maurizio Acerbo, invece, considera una vittoria “l’aver impedito l’inciucio sull’aumento dei consiglieri. Era una misura talmente fondamentale per garantire la governabilita’ che ci hanno rinunciato appena ho posto la questione che si coprissero i maggiori costi diminuendo le indennita’”. “In realta’ – prosegue il consigliere regionale di Rifondazione Comunista- va detto che trattandosi di una norma che esula dalla legge elettorale potra’ essere riproposta nei prossimi mesi. Le vere vittime della decisione di non modificare la legge elettorale entro i termini statutari sono le donne – osserva quindi l’esponente politico di minoranza – perche’ non potra’ piu’ essere posta in votazione la proposta della doppia preferenza di genere. I consiglieri e assessori uscenti temono la concorrenza delle donne e hanno eretto un muro trasversale contro una norma che gia’ vige per i comuni. Che sarebbe stata utile una norma che favorisse la democrazia paritaria lo dimostra il fatto che nell’attuale consiglio regionale sono state elette solo tre donne con le preferenze (Sclocco, Veri’, Stati), le altre attraverso il ‘listino’ abolito nei mesi scorsi. La sacrosanta abolizione del ‘listino’ rendera’ ancor piu’ monosessuato il consiglio visto che non si e’ voluta introdurre la doppia preferenza”.