ROMA – “Solo il Pd ha ritirato i propri emendamenti, non Forza Italia; nulla esclude che altri gruppi potranno ritirarli” ha detto il presidente della Commissione Affari Costituzionali e relatore alla riforma elettorale Francesco Paolo Sisto, al termine dei lavori della Commissione, precisando quanto avvenuto stamattina. In una primo momento si era infatti appreso che sia Pd e che FI avevano ritirato ufficialmente gli emendamenti alla legge elettorale. La novità di stamani è invece che solo il Pd ha ritirato la maggior parte dei propri emendamenti, confermando solo i tre relativi all’innalzamento della soglia di sbarramento per accedere al premio di maggioranza, alle primarie facoltative e alla delega al governo per la ridisegnazione dei collegi.
Forza Italia, invece, contrariamente a quanto appreso in precedenza, ha mantenuto tutti gli emendamenti depositati. La conferma arriva dal presidente della commissione, Francesco Paolo Sisto (Fi): “Allo stato – riferisce Sisto – sono stati ritirati solo gli emendamenti del Pd. In tutto, quelli ammessi, sono circa 250-260”. Sul tavolo rimane pertanto anche il cosiddetto emendamento ‘salva Lega’ che prevede il ripescaggio dei partiti fortemente radicati in un determinato territorio qualora questi superino l’8% dei voti in 7 circoscrizioni: una sorta di ciambella di salvataggio lanciata dall’ex premier agli ex alleati del Carroccio che si riproporrebbe anche nella versione fotocopia presentata dalla Lega stessa.
“Nell’incontro tra Berlusconi e Renzi è stato stilato un patto e i patti si rispettano”, aveva detto solo stamattina ad UnoMattina il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, relatore della legge elettorale. Parole che si sono rivelate in qualche modo profetiche anticipando, di fatto, la decisione poi rivelatasi almeno parzialmente falsa di Pd e FI di ritirare tutti gli emendamenti proposti all’Italicum. Intanto la commissione Affari costituzionali della Camera ha iniziato l’iter ufficiale dell’esame degli emendamenti alla legge elettorale. Il presidente e relatore ha letto gli emendamenti dichiarati inammissibili. Al termine dovrà essere stabilito un breve periodo per i ricorsi. Dei 318 depositati ieri, sono stati dichiarati ammissibili circa 250 proposte di modifica al testo.
La conferenza dei capigruppo dovrà ora stabilire se sarà necessaria una nuova definizione del calendario, in quanto a questo punto appare difficile che il testo della riforma elettorale possa essere licenziato in tempo dalla Commissione per il 29, domani, quando è previsto l’approdo in Aula. “Il 30 gennaio – puntualizza il capogruppo Pd Roberto Speranza – è il termine massimo per andare in Aula”. Termine massimo che, stando a quanto emerso dalla capigruppo appare anche come il più probabile a questo punto.