ROMA – È arrivato al Quirinale il testo del disegno di Legge di Stabilità, ora in attesa di bollinatura da parte della Ragioneria Generale dello Stato. “Adesso – fa sapere il Colle – sarà oggetto di un attento esame essendo per sua natura un provvedimento molto complesso”.
L’attesa rimane alta: la posta in gioco sono gli aggiustamenti che la Commissione europea potrebbe chiedere all’Italia (fonti autorevoli parlano della richiesta di aggiustamento strutturale di mezzo punto di Pil: tradotto, 8 miliardi di risparmi aggiuntivi). Nella partita pesano la vecchia Commissione (Barroso, presidente uscente, ha la posizione più dura), la nuova (Junker potrebbe rivelarsi più “accondiscendente”), e la mediazione messa in atto dal presidente del Consiglio Van Rompuy.
Oggi sulla manovra è intervenuto il presidente dei Comuni italiani: il sindaco di Torino Piero Fassino, al termine della riunione dell’ufficio di presidenza sulla legge di stabilità e a pochi giorni dalle proteste dei presidenti di Regione ha detto che «non solo il taglio da 1,2 miliardi», ma a pesare anche sui Comuni ci saranno anche i tagli alle Regioni che potrebbero «ripercuotersi sui Comuni». «I Comuni non sono centri di spesa parassitari. Su questo punto va fatta un’operazione intellettuale di chiarimento”.
Fassino ha confermato la richiesta d’incontro al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ed ha ricordato che «fatto 100 il debito del Paese quello imputabile ai Comuni è il 2,5% e fatta 100 la spesa quella dei sindaci non supera il 7,7%. Questi – ha concluso Fassino – sono dati dell’Istat». Poi, mentre agita lo spettro dei «prelievi fiscali aggiuntivi e dei tagli ai servizi», spiega che l’Anci è disposta «a discutere con il governo tutte le misure, purché non ci siano tagli ai servizi per i cittadini e l’obbligo di ricorrere a prelievi fiscali aggiuntivi».
«Quando noi spendiamo – ha spiegato Fassino – lo facciamo per gli asili nido, l’assistenza domiciliare agli anziani, il tpl, la tutela ambientale, la promozione culturale, il sostegno alle fasce di disabilità o di fragilità; e quando investiamo non giochiamo i soldi al casinò, ma investiamo in infrastrutture, interventi di risanamento ambientale, in modernizzazione dei territori delle nostre città. Si facciano i conti col fatto che i sindaci – ha sottolineato Fassino – si occupano di questo. Rappresentarli come un centro di spesa inefficiente e parassitario è un’operazione intellettualmente disonesta».