ROMA – “Sono qui a chiedere la fiducia per un nuovo inizi con obiettivi realizzabili e tempi certi”. Così il premier Enrico Letta nel suo discorso alla Camera per la richiesta del voto di fiducia al governo dopo l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza. «Ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi: l’Italia è pronta a ripartire ed è nostro compito» aiutare a farcela, ha aggiunto Letta, che promette di «giocare all’attacco» perché «gli italiani vedano ripagati i loro sacrifici».
Il premier ha rivendicato «la positività del governo nei primi sei mesi, nei quali ho lavorato con dedizione nonostante aut aut e minacce da cui ho cercato di tenere il governo al riparo». Ma ha annunciato il cambio di passo, favorito dal carattere più coeso della nuova maggioranza. «Oggi la coalizione è diversa ma più coesa e nelle prossime settimane proporrò un patto di governo che chiamerò da ora in poi Impegno 2014», ha annunciato Letta, che ha spiegato:«Oggi ci sono le condizioni», per realizzare questo patto, in quanto «aiutano le sollecitazioni componibili espresse dal nuovo leader del Pd, del Nuovo centrodestra» e delle altre componenti della maggioranza.
Letta ha ribadito l’impegno sulla riduzione delle tasse sul lavoro a partire dalla legge di stabilità. Con un importante annuncio: «Il Parlamento ci ha impegnato a impiegare, nella ulteriore riduzione del costo del lavoro, i proventi della revisione della spesa e del ritorno dei capitali dall’estero: inseriremo questo automatismo nell’ultimo passaggio, nei prossimi giorni, della Legge di stabilità, proprio qui alla Camera, dopo averne discusso con le parti sociali»
Tra le priorità elencate, prima di tutto ci sono le riforme istituzionali. «Il grande obiettivo entro il quadro tempistico dei 18 mesi è di avere istituzioni che funzionino e una democrazia più forte e più solida», ha detto Letta, indicando «quattro obiettivi» per il 2014 all’Aula della Camera. In primis la riduzione del numero dei parlamentari, poi l’abolizione delle province, inoltre «la fine del bicameralismo perfetto», con «un’unica Camera che dia la fiducia e l’altra che sia espressione di autonomia», infine «una riforma del Titolo V che metta ordine tra centro e poteri decentrati». Per le riforme Letta chiede al Parlamento «di procedere secondo le procedure dell’art.138 della Costituzione», archiviando di fatto la proceduta speciale di revisione costituzionale messa in campo con il «comitato dei 40». E auspica l’ok di una larga maggioranza («spero nell’approvazione di tutto il Parlamento perché la riforme istituzionali riguardano la casa di tutti gli italiani»).