Sono stati liberati questa mattina a Sabratha i due operai italiani ancora in mano all’Isis. Lo riferiscono fonti locali. Manca ancora la conferma ufficiale, ma il figlio di Pollicardo avrebbe confermato la liberazione del padre: «È finita, è finita». La moglie Ema Orellana in lacrime ha detto: «L’ho sentito al telefono». Secondo le prime notizie Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sarebbero in buone condizioni di salute.
Pollicardo e Calcagno erano stati rapiti in Libia nel luglio del 2015 insieme a Fausto Piano e Salvatore Failla, rimasti uccisi mercoledì a Sabratha, a ovest di Tripoli.
Il Sabratha Media Center ha pubblicato la foto dei due italiani appena rilasciati e un messaggio di Pollicardo: «Siamo psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia». Giallo sulla data: sul biglietto c’è scritto «oggi 5 marzo».
Solo ieri il sottosegretario con delega all’Intelligence Marco Minniti, citando informazioni degli 007 sul terreno, aveva assicurato che i due italiani «sono vivi». E questa mattina il presidente del Copasir, il senatore leghista Stefano Stucchi, ha detto ai microfoni di Rai News 24: «È arrivata la notizia anche a me (della liberazione dei due ostaggi italiani, ndr), ma devo ancora confermarla con l’intelligence». E ha aggiunto: «Avevamo sempre detto che l’importante era riportarli a casa vivi».
Entrambi dipendenti della Bonatti di Parma Gino Pollicardo, ha 55 anni, è sposato con due figli, Gino Junior e Jasmine, è ligure e vive a Fegina, nella parte nuova di Monterosso, nelle Cinque Terre, in provincia della Spezia. Un tecnico eccellente, conteso dalle imprese internazionali, dal carattere serio, affidabile e mite. Il collega Filippo Calcagno, è di Piazza Armerina (Enna), ha 65 anni, ed ha girato il mondo come tecnico Eni prima di lavorare per la Bonatti. È sposato e ha due figlie.