SILVI MARINA – E’ ancora agli arresti il capitano della nave Idra Q., Sandro De Simone, di Silvi Marina. Destino diverso, invece, per l’altro pescatore, Massimo Liberati, finalmente tornato libero dopo l’arresto in Gambia il 2 marzo scorso con l’accusa di uso di reti con maglie non conformi alla regolamentazione del paese africano. l’abruzzese potrebbe essere rilasciato a breve, appena l’armatore del peschereccio avrà pagato l’ammenda.
La notizia della scarcerazione di Massimo Liberati, il direttore di macchina, è stata data dalla Farnesina. Uno sviluppo maturato dopo l’impegno dell’armatore a fornire “adeguate garanzie finanziarie e di pagamento dell’ammenda”. Garanzie che, comunque, non sono bastate alle autorità del Gambia che hanno trattenuto il comandante del peschereccio, Sandro De Simone, riservandosi di rilasciarlo quando sarà versata la multa inflitta da un giudice della capitale Bangui. “Non gli basta la cauzione”, fa sapere l’Italfish, la società armatrice del peschereccio sequestrato una ventina di giorni fa.
L’ambasciatore italiano a Dakar ha parlato con Liberati che è in buone condizioni e ha informato la moglie del suo rilascio. Per la liberazione dei due pescatori, dal primo momento, oltre alla Farnesina si è mobilitato anche il mondo politico, gli amici e i concittadini che avevano lanciato lo slogan “Subito a casa!”.
A bordo del peschereccio dell’Italfish c’è un terzo italiano, il nostromo Vincenzino Mora, non coinvolto nella vicenda giudiziaria. A ricostruire l’accaduto era stata la stessa società armatrice di “Idra Q”: “L’imbarcazione di 45 metri – avevano spiegato all’ufficio della Italfish – stava pescando al largo delle coste del Gambia quando un equipaggio armato della marina militare locale è salito a bordo. Hanno contestato presunte violazioni per una rete, non utilizzata, le cui maglie, accertate con un righello, sarebbero di 68 millimetri invece dei 72 previsti”. Da quella violazione il sequestro del peschereccio e poi l’arresto dei due italiani. Giovedì scorso la società armatrice aveva lanciato l’allarme: Liberati e De Simone “non sono in buone condizioni né fisiche né mentali, sono rinchiusi in celle sovraffollate, senza bagni, senza servizi e senza acqua, e si trovano in due bracci diversi del carcere, reclusi con veri criminali”.