“Credete sia difficile vivere. Voi non sapete quanto sia difficile morire”. Leggiamo nell’ala di copertina dello splendido libro “Loro non mi vedono” di Cristina Mosca. Giovane autrice, da qualche anno, sta conquistando il suo posto nell’ Olimpo della scrittura, grazie al suo talento immenso.
E dunque, Cristina, è l’icona della scrittura giovane. Nel tempo delle generazioni elettroniche, nel tempo assurdo dell’evoluzione epocale, dove lo scrivere non ha più senso, si erge imponente la parola, e Cristina ne fa arte di raffinata prosa.
Nei dieci racconti che compongono il libro ”Loro non mi vedono” collana Bartleby, Ianieriedizioni, la frase del titolo, ripetuta più volte sembrerebbe il legame che porta ad un’unica storia, ma in realtà, una lettura tra le righe suggerisce che la frase, è lo spartiacque,o meglio è l’angolo che succede all’altro angolo camminando per i vicoli impervi di una realtà metropolitana, dove ogni stradina racconta la sua “fiaba”, ma che di fiaba ha solo il ritmo. E di cupe latitudini assume il tragico fabulare, ma subito, un attimo dopo, ritrovi, le malinconie della tranquillità. Una summa letteraria di alto pregio, figlia legittima di un talento naturale, arricchito con incessanti letture, che danno a Cristina una dimensione stilistica raffinata.
Ma torniamo alla fiaba “per adulti”, parola che, qui usata in senso diverso, qualifica la scrittura. Adulti, in questo contesto, non significa di età matura, ma intesa come abilità di lettura. Una scrittura, che riesce a catturare, parole e sentimenti di altri, farne un continuo ribollire di passioni, un segno, che scompone e ricompone i cristalli del poliedro umano, dona al lettore, la sensazione fisica di essere il protagonista di ogni parola.
Dunque, ci si trova nel mondo delle fiabe, ma non ci sono draghi sputa fuoco, né eroi a cavallo, ma persone di oggi, del tempo feroce dell’evoluzione epocale. Che senso ha oggi parlare di fiabe ? Si cade sempre nel già detto. E dunque, potremmo dire – infinito è il flusso di fantasia quando nella latitudine estrema del sogno, abitano le parole, che, illustri diventano passione.
E’ un luogo misterioso il fabulare ; di attimo in attimo, di gesto in gesto, Cristina ti trascina via e ti porta in mondi lontani, che puoi toccare con mano, e non sai più tornare tra i ritmi mediocri del quotidiano.
E che sappiamo in realtà di noi, della nostra miseria? Solo incerti racconti di noi, nell’attesa dubbiosa di luoghi lontani quando, increduli, fissiamo sguardi irreali e incompiuti, nell’attimo struggente dell’emozione palpitante della vita. E dunque, il vortice recondito dell’intimità, la penombra che nel suo anelito va in cerca di vibrazioni. Appunto, parliamo di Cristina Mosca, artista geniale e poliedrica, protagonista assoluta della sua arte, sempre e comunque al centro dell’attenzione. Scrittrice, poeta, compie miracoli filologici nel suo narrare, prorompe in armoniosi caleidoscopici fluidi, capaci di arrivare negli antri segreti della memoria dell’ascoltatore, o penetrare i labirinti dello sguardo, per poi frangere le barriere che dividono scrittura e lettura.
Una scrittura, metafora di tratti umani incompiuti dell’animo, un ritmo armonico e devastante che si fa gioco delle geometrie della normalità, ma che si insinua indiscreto nei meandri del corpo, allo stesso modo di un magma che viene di lontano, irrefrenabile, inesorabile, fino a diventarne padrone. E sullo sfondo, la città, ancorché piccola, per certi versi opprimente, dove la memoria e il ricordo, come valletti introducono sulla scena, il tempo eternamente presente. E il pensiero si denuda, si deforma, diventa la linea di confine tra il sempre e il mai, tra il tutto e nulla. La frontiera irreale dove – ieri e oggi- si danno del tu, nel rincorrersi dell’emozionalità narrante.
Una prosa cristallina, di puro lirismo, al centro dell’universo narrativo, che dirige il ritmare delle storie, genera una scrittura essenziale, una perfezione cadenzata che si nutre di struggente fatalità : questo noi siamo-pare che voglia dirci-carne e parole non dette!-ma Cristina dice, e si fa vessillifera d’amore, per poi liberare tutta la sensuale energia interiore. Libro non banale “Loro non mi vedono” prosa che abbatte la lingua convenzionale, per poi plasmarla in tenebrose malinconie, e restituirla a noi, lettori increduli e affabulati.
ARXIS