ROMA – Mentre ancora si attende di sapere quando si terrà la votazione online per decidere dell’espulsione di Adele Gambaro, i Cinque Stelle puntano il dito contro un’altra esponente a rischio fuoriuscita. Si tratta di Paola Pinna, colpevole di aver parlato di «talebani» e di «clima da psicopolizia» all’interno del Movimento nella trasmissione Piazzapulita su La7, e per questo presa di mira dal gruppo alla Camera su Facebook con un post al vetriolo. Il collega deputato Andrea Colletti ha comunicato di aver chiesto di avviare la procedura di espulsione anche per lei, spiegando di aver inviato un’e-mail collettiva che «avrà ricevuto anche la Pinna» senza dubbio. Il motivo? Per ora non è dato sapersi: «Lo spiegherò in assemblea, anche per rispetto della stessa Pinna», chiarisce.
Il caso è montato dopo l’intervista in onda in prima serata alla Pinna, che ha sottolineato di voler lanciare una provocazione: Basta chiedere perché non è stata fatta una certa votazione e si dice “tu vai via per i soldi, tu eri per l’accordo con il Pd”: è un modo per delegittimare le persone». Commentando la vicenda Gambaro, la deputata grillina ha poi parlato della divisione interna che sta spaccando il Movimento: «Finché ci saranno i talebani ci saranno anche i dissidenti», ha detto, precisando anche che la senatrice dissidente non ha contestato la linea politica di Beppe Grillo ma «il modo di esprimersi».
“Attaccata” dal collega Manlio Di Stefano per un’intervista rilasciata a La Stampa , ha aggiunto: «Difenderei chiunque sia messo sotto accusa per aver espresso una propria opinione». Oggi ha infine smentito smentisce qualsiasi passaggio ad altri gruppi parlamentari: «Non lascio il gruppo, io resto in M5S. Con le mie perplessità io do voce a una parte dei miei elettori che sul territorio mi hanno espresso tutta la loro frustrazione dopo questi tre mesi».
Parole che le sono valse le critiche dei colleghi sul social network. “Paola Pinna… Chi?” è infatti la scritta a caratteri cubitali che campeggia in apertura della pagina del gruppo 5 stelle alla Camera. Quindi le parole dell’ex capogruppo Roberta Lombardi: «Non abbiamo mai visto questa persona alle nostre assemblee. Molti di noi non sapevano neppure della sua esistenza. L’unica assemblea a cui ha presenziato sembrandoci molto coinvolta è stata quella sulla diaria. Chi continua a dare in pasto alla stampa chiacchiere da bar oscura il faticoso lavoro di tutto il Movimento. Ci chiediamo se queste persone… Ci sono o ci fanno?».
Oggi, intanto, in piazza Montecitorio, per tutta la mattina, è in scena il sit in inizialmente nato come “Grillo Pride”, promosso in rete dall’M5S romano per dare solidarietà pubblica al leader dopo gli attacchi anche interni dei giorni scorsi ma che oggi sembra trasformarsi a un botta e risposta fra parlamentari-militanti (oltre ai numerosi giornalisti presenti) davanti al Parlamento italiano. Alla protesta hanno partecipato un centinaio di sostenitori piuttosto accalorati (e accaldati) soprattutto con la stampa e i “traditori”, insieme a una decina di parlamentari che hanno invitato i militanti a serrrare i ranghi e tornare «compatti per dare forza e combattere le nostre battaglie di cambiamento» e quattro-cinque striscioni che inneggiano al Capo («Beppe è il megafono, noi la voce del MoVimento») e uno che mette all’indice («Ecco chi ha tradito 9 milioni di elettori») i quattro parlamentari reprobi fuoriusciti: Mastrangeli, Labriola, Furnari e Gambaro.