Apparve un sogno una sera nel tiepido declinare della malinconia elegante di settembre, quando l’estate lentamente, indossa la maschera struggente dell’autunno. Quel sogno diventò tangibile realtà, quando la scrittura creativa di una donna dalla felinità fascinosa inimitabile, con il suo cipiglio scenico, donò il sogno al pubblico dal palco dell’Aurum.
Viviana Bazzani, chi altri? Autrice de “Il Sogno di Mafalda” la sera del 9 settembre, ha avuto il battesimo della ribalta davanti ad un pubblico attento ancorché divertito e piacevolmente coinvolto. Il testo, magistralmente orchestrato dagli attori, veri professionisti della scena, ha momenti, in crescendo, di salutare brillantezza, che raggiunge latitudini impensabili. Il pubblico piacevolmente sorpreso, ha gradito l’idea innovativa proposto dalla compagnia – I Perplessi – (fondato dalla stessa Bazzani). Ritmo senza soluzione di continuità, incalzante e nelle pause e nelle armonie vocali.
Un pubblico, quello pescarese, che sta riscoprendo un nuovo tempo e un nuovo modo di vedere teatro, vivendolo in prima persona, cercando con successo di uscire dal vecchio ammuffito dilettantismo dialettale che ammaestra e degrada da sempre con la becera banalità e che ha la presunzione di raccontare in modo cialtrone una cultura che non esiste più.
E allora ben vengano altri sogni di Mafalda, ben vengano le innovazioni sceniche proposte da Viviana, alcune davvero geniali ed esilaranti, come il disturbatore tra il pubblico, poi rivelatosi cantante di ottima vocalità, oppure il Muppet, il mago che fa giochi di prestigio mentre si dichiara, o ancor meglio un Nerone, ovviamente romano, avido di porchetta, che si discolpa dall’incendio di Roma, la strega non proprio cattiva, ma abbastanza dispettosa, il fratello del sindaco immobile e silenzioso che alla fine si dimena disordinatamente, la fata turchina un po’ imbranata.
E’ la storia di una ragazza, che vivendo nell’angusta e squallida posizione di un bar di periferia, gestito da un padre burbero ed egoista, sogna di diventare una ballerina. Una storia che ricorda da vicino, ma senza plagio, anzi, intriso di affabulante originalità, un classico del cinema (Flashdance) che magistralmente interpretato da professionisti veri, di un altro pianeta, si cala nella musicalità tutta italiana di un altro classico del teatro, stavolta della nostra lingua, Aggiungi un posto a tavola…, canzone che tra l’altro, chiude lo spettacolo perché arriva…
Il pubblico, giudice unico e insindacabile ne ha istituzionalizzato il successo. Qualcosa allora sta cambiando nei gusti di chi vede teatro in questa città, si sta manifestando una innovazione culturale che può fare solo bene; tutto questo si deve alla bella Viviana, milanese d’Abruzzo, e a tutta la sua … “ciurma” .
ARXIS