PESCARA – “Io ci credo perché so bravo”. Non si parla d’altro a Pescara da ieri. Mamadou Coulibaly ieri ha giocato per la quarta volta con un arbitro. Le prime due con la Primavera, s le seconde in serie A. Mamadou per provarci ha preso un barcone per l’Europa. Era assieme ad altri migranti e, assicura, non ha mai avuto così paura: non sapeva nuotare. Coulibaly ieri ha raccontato la sua storia, una volta per tutte: “Ho fatto tanti sacrifici. Ero in Francia da mia zia, poi sono venuto a Livorno, dove stavo con amici. Siccome là non potevo fare niente, ho provato a venire a Pescara. Stavo dentro una casa-famiglia a Montepagano, dove mi hanno aiutato tanto: senza di loro non sarei mai arrivato qui perché non avevo i documenti, non avevo niente. In Italia ho dormito anche fuori tre giorni, al campo sportivo di Roseto. Poi i carabinieri mi hanno portato in una casa-famiglia, dove vivo ancora. Ho fatto anche provini con Sassuolo e Cesena, ma per loro ero scarso”. Tutto con uno strano accento adriatico che fa sorridere.
Donato Di Campli, agente suo e di Verratti, ha confermato: “Per me, è come Pogba”. I movimenti sono quelli, il livello di gioco ovviamente no ma a guardarlo si capisce: Coulibaly ha decisamente qualcosa. Ieri ha giocato semplice, come i giocatori esperti, e ha sbagliato poco. È stato un po’ elegante – due appoggi di petto a Fiorillo – e un po’ fisico: duello vinto con Deulofeu in posizione delicata. Per lui, niente di strano: “Ho sempre saputo che posso giocare queste partite. Lo so, che so’ bravo”.
I giornalisti a quel punto hanno sorriso, ma Mamadou non aveva finito: “Questo è un sogno che si realizza, il Milan era la mia squadra del cuore da piccolo. Ora però ho un altro sogno: vorrei giocare in nazionale con il Senegal”. Il Senegal, dove la sua famiglia ieri ha fatto una colletta per vedere la partita sulla pay tv.