PESCARA – E’ a un punto di svolta l’inchiesta sul mare inquinato di Pescara e del divieto di balneazione “fantasma” dell’estate 2015. Il procuratore aggiunto Anna Rita Mantini, nell’udienza preliminare davanti al gup Gianluca Sarandrea, ha presentato le richieste di condanna a carico degli indagati: sei mesi di reclusione ciascuno nei confronti del sindaco Marco Alessandrini e dell’ex vice sindaco Enzo Del Vecchio e il rinvio a giudizio per il dirigente comunale Tommaso Vespasiano, tutti accusati di “concorso in omissioni di atti d’ufficio”. Il gup Sarandrea decidera’ l’8 gennaio prossimo, data della prossima udienza.
Alessandrini e Del Vecchio hanno scelto il rito abbreviato mentre Vespasiano il rito ordinario. L’inchiesta ha preso il via da un’intercettazione telefonica svolta nell’ambito delle indagini riguardanti La City, la struttura che dovrebbe ospitare la nuova sede della Regione, e quindi i due procedimenti sono stati riuniti.
L’inchiesta sul mare inquinato ruota attorno alla rottura della condotta del depuratore che determino’ lo sversamento in mare di 30 mila metri cubi di liquami e l’ordinanza del 3 agosto 2015. Secondo l’accusa Alessandrini, Del Vecchio e Vespasiano avrebbero “omesso di emanare idonei provvedimenti amministrativi volti a tutelare la salute pubblica e ad impedire la pubblica balneazione di quel tratto costiero”. L’accusa sostiene che l’ordinanza fu tardiva rispetto al momento in cui gli amministratori erano stati messi al corrente della non balneabilita’ delle acque.
La dottoressa Mantini, questa mattina, ha sostenuto in aula che “era doveroso procedere alla sospensione temporanea della balneazione” e che “il fatto di avere versato in mare sostanze allo scopo di neutralizzare gli effetti dello sversamento di liquami e di contenere il danno, non puo’ essere considerato attivita’ sostitutiva”.