ROMA – Tutto quanto sta accadendo in Siria a Vladimir Putin ricorda quanto accadde nel 2003: una serie di “bugie” sulle armi chimiche di Saddam, da cui prese origine l’intervento militare americano in Iraq e la conseguente esplosione dell’Isis. È il succo della risposta del Presidente russo a una domanda fuori programma, dopo i colloqui con l’ospite italiano, Sergio Mattarella. Addirittura, Putin si attende altri attacchi con le armi chimiche nella zona di Damasco per legittimare un intervento occidentale. Chiede invece che le responsabilità vengano accertate in maniera indipendente, su questo assicura la disponibilità della Russia. Mattarella chiede all’interlocutore: «L’uso di armi chimiche è inaccettabile: auspichiamo che Mosca possa esercitare tutta la sua influenza».
«Non stiamo vivendo tempi molto facili»: sono le prime parole pronunciate da Vladimir Putin dopo la stretta di mano davanti alle telecamere con Sergio Mattarella. Poi si sono accomodati sulle poltroncine bianche del salotto dove campeggia la statua di Pietro il Grande e lì il presidente russo ha anticipato lo spirito dei colloqui: «Credo veramente che questa visita darà un impulso positivo», visto che l’Italia è un partner «molto affidabile».
La nota negativa delle relazioni bilaterali è l’interscambio commerciale che «sta crollando»: così ha detto testualmente Putin, riferendosi alle conseguenze delle sanzioni commerciali, salvo aggiungere una nota di tendenza positiva, la crescita del 33 per cento registrata da inizio anno. «Abbiamo rapporti molto antichi e approfonditi in campo culturale e umanitario», ha aggiunto prima di cedere la parola a Mattarella, «e tanti amici in Italia». La lista è nota, da Berlusconi a Salvini agli stessi Cinquestelle, sospettati a Washington di coltivare relazioni pericolose con il Cremlino. «Fra noi – ha detto Putin – c’è stata una conversazione franca e concreta su tutte le questioni che costituiscono i rapporti fra la Russia e l’Italia».
Mattarella, con molta personale cordialità, ha manifestato il profondo dolore per l’attentato di San Pietroburgo, «la sua città» ha voluto sottolineare il Capo dello Stato, una capitale della cultura e dell’arte «che non si può non amare».