ROMA – “Sarò un arbitro imparziale, ma i giocatori mi aiutino”. Sergio Mattarella giura da Presidente della Repubblica ma, più che alla politica, si rivolge alla Nazione, ad «un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace». Stile asciutto, il suo, umanissimo nel perdere i fogli del discorso che sta leggendo di fronte alle Camere riunite per assistere al giuramento.
La sua idea d’Italia, Mattarella la spiega in 25 minuti: un Paese «libero, «sicuro e «solidale». Ma prima ancora spiega il suo ruolo: arbitro sì, imparziale anche, ma che si aspetta correttezza dai giocatori. Massima severità, pare di capire, con le simulazioni di fallo, i falli di reazione e soprattutto i tentativi di condizionare il giudice di gara. Solo così potranno essere portate a termine le riforme, solo così sarà possibile quella riconnessione dei cittadini alla politica che porterà il Paese fuori dalla crisi.
Rimediare alla piaga della disoccupazione, dare certezze alle famiglie, ridare speranza ai poveri sono «i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo». Le istituzioni, quindi, facciano la loro parte, e si rispettino tra di loro, Nelle pieghe del discorso il Presidente, che ha una formazione da giurista, non manca di ribadire la centralità del Parlamento e di bollare l’eccesso di ricorso alla decretazione d’urgenza. Quanto ai parlamentari, prende atto con soddisfazione del rinnovamento generazionale, ma ricorda a tutti che in Aula non si è rappresentanti di una parte, ma di tutto il popolo.
Il rischio, avverte Mattarella, è che «l’unità del paese di fronte alla crisi rischia di essere fragile», per questo serve solidarietà. A livello nazionale come internazionale. Di fronte alla crisi anche l’Europa deve parlare il linguaggio comune della crescita, «per invertire il ciclo economico». Di fronte alla sfida del terrorismo (e non a caso Mattarella ricorda il piccolo Stefano Tachè, «bambino ebreo e bambino italiano» ucciso di fronte sinagoga di Roma nel 1982) la comunità internazionale sia compatta. Sicura e solidale.