PINETO – I punti vendita Mercatone Uno abruzzesi sono praticamente vuoti. E intanto prosegue lo sciopero dei lavoratori del gruppo negli stabilimenti a rischio chiusura, Pineto e San Giovanni Teatino, in attesa di una nuova convocazione al Ministero dello Sviluppo Economico alla quale la Direzione Aziendale avrebbe assicurato stavolta di rispondere. La data è da definirsi tra il 13 e il 18 aprile, proprio a causa delle decisioni che la società dovrà prendere riunendo CDA e assemblea dei soci. L’impressione è che i tempi di questa vertenza siano brevi, anche perché, in caso di ricorso agli ammortizzatori sociali, per ottenere i maggiori benefici dalla normativa occorrerebbe definire la pratica entro il prossimo 1° maggio.
Nel frattempo tuttavia, sia a San Giovanni Teatino che a Pineto si cerca un “Piano B”, nel caso la trattativa naufraghi. Nel primo caso il Sindaco Luciano Marinucci ha reso noto che vi sarebbe una manifestazione di interesse (solo informale) sull’unità produttiva, da parte di una ditta dello stesso settore già fornitrice di Mercatone Uno, che potrebbe riassorbirne il personale.
A Pineto l’ex Sindaco Luciano Monticelli, consigliere regionale, disegna lo scenario del ‘workers buyout’, una tipologia di acquisto di una società realizzato dai dipendenti dell’impresa stessa. L’operazione, diffusa soprattutto negli Stati Uniti dove è nata a seguito della crisi economica del 2008, prevede la formazione di una cooperativa di lavoratori che affittano o acquisiscono l’azienda dal liquidatore o dal curatore fallimentare, a volte anche dal datore di lavoro stesso utilizzando il Tfr e l’indennità di mobilità. Il worker buyout ha già dato vita in Italia a circa un centinaio di casi di piccole e medie aziende rimesse in carreggiata dai dipendenti. A seguire si può attivare attorno alla nuova impresa una cintura di banche, che vegliano almeno sulla prima navigazione.
Si tratta, naturalmente di ipotesi da considerare solo nel caso fallisca la vertenza, si sottolinea sia a San Giovanni che a Pineto. La solidarietà e l’impegno delle istituzioni sono al momento indirizzate soprattutto sul primo obiettivo: far revocare i licenziamenti.