L’AQUILA – A Pasqua saranno passati quasi quattro anni dal sisma. Il ricordo di questa tragica ricorrenza, ha dato uno spunto di riflessione all’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari: “Abbiamo perduto 309 fratelli e sorelle. E continuiamo a piangere per loro, insieme alle loro persone piu’ care. Stiamo perdendo soprattutto i giovani. Perché constatano con immensa amarezza e con tanta rabbia che questa loro citta’, una citta’ che hanno tanto amata, non offre loro piu’ nessuna speranza per il futuro”. Lo scrive sul quindicinale della diocesi dell’Aquila ‘Vola’ l’.
“Abbiamo perduto le nostre case – aggiunge – e abbiamo perduto le Chiese. Abbiamo perduto il lavoro. Abbiamo perduto anche tutti quei nostri concittadini che hanno deciso di andare via dall’Aquila per costruirsi altrove una nuova storia. La crisi avanza feroce e implacabile anche nel nostro territorio. Il rapporto della Banca d’Italia sulla drammatica poverta’ di tanti italiani letta nel nostro territorio presenta – osserva il prelato – risvolti ancora piu’ drammatici e preoccupanti”.
In questo contesto cosi’ cupo e carico di questi enormi problemi noi, cristiani dell’Aquila, possiamo ancora parlare della Pasqua? Possiamo ancora augurare la Buona Pasqua? La domanda – scrive Molinari – e’ seria. E la risposta e’ terribilmente difficile. Soprattutto in questi giorni. E, in particolare, qui a L’Aquila. Come posso – si chiede – augurare la Buona Pasqua a chi e’ in lutto per una persona cara strappata dal sisma o a chi non ha piu’ la casa e il lavoro?”
Molinari poi si sofferma sulla situazione politica del Paese: “Siamo nel baratro e si litiga ancora”. Secondo il prelato “stiamo perdendo anche la guida politica e istituzionale della nostra nazione. E all’orizzonte – afferma – non si vede nessuna possibilità di un altro governo. Sembra che una grande maledizione si sia abbattuta su coloro che abbiamo eletto come rappresentanti del popolo. La maledizione e’ la perdita di ogni buon senso. Se immaginiamo la nostra Nazione come una nave che cerca di vincere la tempesta di questo difficilissimo momento e il cui equipaggio (che siamo tutti noi) sa con certezza che si sta andando verso un baratro – osserva Molinari – e’ da folli dimenticare il baratro e mettersi a litigare a chi spetta la guida della nave o a chi siano riservati i primi posti. Sulla scena politica sta avvenendo questo. Tutti sono consapevoli di avanzare velocemente verso il baratro (economico e politico) ma si continua tranquillamente a litigare… E cosi’ – commenta l’arcivescovo – la distanza gia’ abissale tra la politica e la gente aumenta sempre di più”.