SIENA – Sulla vicenda Monte dei Paschi di Siena, da una settimana al centro del vortice legato all'inchiesta sull'acquisizione di banca Antonveneta, emergono adesso “stani valori”. Dalle carte in possesso dai pm sono emersi bonifici internazionali per circa 17 miliardi di euro; operazioni effettuate dal 30 maggio 2008 al 30 aprile 2009, ossia nei mesi successivi il perfezionamento dell'acquisizione di banca AntonVeneta. Una cifra nettamente superiore ai 10,3 miliardi di euro che corrispondono all'esborso per l'acquisizione dell'istituto.
Secondo quanto si è appreso sotto la lente dei pm ci sarebbero in particolare due bonifici, rispettivamente da 2,5 miliardi e da 123,3 milioni, a favore di Abbey National Treasury Service Plc di Londra. A quanto si apprende queste operazioni interessano gli inquirenti perchè si tratterebbe di cifre che, secondo fonti vicine alle indagini, sarebbero successivamente rientrate in Italia, usufruendo dello scudo fiscale.
Oltre alle operazioni sui derivati, i magistrati senesi Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, titolari di un'inchiesta che ogni giorno sembra allargarsi, avranno presto le carte di due verifiche fiscali che hanno interessato altrettante operazioni fatte dal Monte. La prima, che secondo quanto si apprende sarebbe appena iniziata, riguarderebbe la vendita portata a termine nell'autunno 2011 di Palazzo dei Normanni a Roma, l'ex sede delle esattorie. La seconda verifica fiscale, gia' conclusa nel 2012, avrebbe invece interessato una plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento, nel 2005, da parte di Mps di azioni Unipol, quando il gruppo assicurativo era impegnato nella scalata alla Bnl, poi non andata in porto.
La vendita di Palazzo dei Normanni, sempre secondo le stesse fonti, sarebbe stata chiusa a 142 milioni, e non 130 come sempre stato detto. Lo storico edificio, non lontano dal Colosseo, sorge su un'area di circa 6000 metri quadrati, con una superficie di 36 mila metri quadri. L'edificio venne ceduto dal Monte a un fondo immobiliare gestito da Mittel. La verifica si concentrerebbe anche sulla velocita' con cui venne chiusa la trattativa con l'acquirente direttamente dai vertici del Monte.
Tra le ipotesi, che sarebbero al vaglio degli inquirenti, anche quella direttamente collegata al bilancio della banca che, grazie alla vendita 'veloce', venne chiuso in utile. Senza contare che Immobiliare Sansedoni, societa' partecipata del Monte e incaricata della vendita, avrebbe avuto in mano offerte migliori ma le cui trattative rischiavano di protrarsi per le lunghe. Vero e' che anche il mercato immobiliare, in quel periodo, era gia' quasi ai minimi e da tempo il Monte aveva messo in vendita il palazzo senza riuscire a trovare un acquirente.
La seconda verifica, chiusa nel 2012, avrebbe evidenziato una serie di competenze errate nella registrazione dei bilanci. In sostanza, il Monte grazie alle operazioni sul mercato sui titoli di Unipol avrebbe ottenuto una plusvalenza di 120 milioni di
euro, portati a tassazione nel 2006 anziche' nel 2005, quando – secondo le indagini – fu effettuato l'acquisto. Non un semplice escamotage fiscale ma un'operazione, questa, che avrebbe consentito a Mps di ottenere un consistente vantaggio fiscale,
con un risparmio del 95% grazie a una modifica del Testo unico.
Ancora carte per i pm che, forse anche per questo, continuano a respingere, con gentilezza ma altrettanta fermezza, l'assalto dei giornalisti. Sulla porta campeggia sempre il cartello con l'avviso, firmato dal procuratore Tito Salerno: “Si comunica
che il procuratore della Repubblica e i sostituti procuratori non rilasceranno dichiarazioni in relazione alle indagini in corso sulla vicenda Banca Mps”. Stamani, prima di cominciare il lavoro di routine, i tre sostituti si sono riuniti per coordinare e dividersi il lavoro.