ROMA – Dopo giorni di attesa Mario Monti ha sciolto i dubbi sulla sua “salita” in politica: «Ritengo che l’ emergenza non sia finita, è finita l’emergenza finanziaria ma c’è una altrettanto grave e forse più importante emergenza: quella della disoccupazione, soprattutto giovanile e della mancanza di crescita» ha spiegato aprendo la conferenza stampa dopo il vertice di 4 ore con le forze centriste e sottolineando che intorno alla sua agenda «c’è un ampio consenso».
Monti ha poi spiegato che l’intenzione di non dare vita a un partito, ma di presentare una lista unica al Senato che probabilmente si chiamerà “Agenda Monti per l’Italia”. Alla Camera invece si va verso uno schieramento con più liste che magari faccia «riferimento all’Udc, la prima formazione ad aver superato il bipolarismo». Molte le forze politiche che hanno già espresso la propria adesione «e altre stanno arrivando».
Monti ha continuato dicendo di aver accettato «la designazione a capo della coalizione» senza però candidarsi. «Questa è un’ operazione di rinnovamento nel profondo della politica italiana che deve avere un giorno vocazione maggioritaria». Il Professore ha aggiunto che vigilerà «sulle candidature». E riguardo all’Europa: «È ovvio che nel nostro programma il riferimento all’Europa non è un riferimento servile ma protagonistico, è centrale e condiviso da tutti» .
Nel pomeriggio Monti era rientrato a Roma per incontrare in un luogo segreto i leader centristi e affrontare il rebus delle liste. Il summit, durato oltre 4 ore, ha visto la partecipazione di Casini, i ministri Riccardi e Passera, i rappresentanti di Italia Futura, Fli (Della vedova) e Api (Linda Lanzillotta). «Pomeriggio di lavoro intenso» il twit del Professore a fine lavori.
Dal centrodestra intanto continuano le bordate. Alfano accusa Monti di aiutare la sinistra. L’appoggio del Vaticano a Monti? «Né delusione né risentimento, ma consapevolezza che ci batteremo per i valori della dottrina sociale della Chiesa, mentre essi sono minoritari nella sinistra», spiega il segretario Pdl, parlando a Radio Anch’io. Poi la stoccata: «Non sarebbe una buona cosa per chi ama questi valori il successo della sinistra e chi lo agevola, come farà il centrino nascente, non farà un buon servizio a quei valori».
Più sfumata la posizione del Pd. Spiega Enrico Letta: «Se dovesse esserci necessità di governare con un alleato, presupponendo dunque la vittoria del Pd e Bersani premier, non potremmo rivolgerci né a Berlusconi né a Grillo: il ragionamento andrà fatto con coloro con cui condividiamo la scelta europeista e dunque con Monti e le forze di centro». Il vicesegretario democratica traccia lo scenario in una intervista al Mattino, nella quale il dirigente dei democratici sottolinea che il centrosinistra è «pronto a dialogare sull’agenda» ma che «il patto con Sel non si discute» e «non potrà essere sacrificato per intese con altri». «Noi – dice Letta – saremo concorrenti di Monti» ma «il nostro avversario è Berlusconi».