TERAMO – Si avvicinava la data della sua uscita dal carcere, ma il fato lo ha stroncato prima che l’uomo potesse festeggiare il lieto evento. E’ accaduto nel carcere di Castrogno a Teramo, dove un detenuto di 51 anni è morto a causa di un infarto. Dopo l’uscita sarebbe stato affidato ai servizi sociali.
“La notizia della morte del detenuto intristisce tutti, specie coloro che il carcere lo vivono quotidianamente nella prima linea delle sezioni detentive, come le donne e gli uomini della polizia penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio con professionalita’, zelo, abnegazione e soprattutto umanità”, dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Una prima soluzione al pesante sovraffollamento penitenziario – continua – puo’ essere la concreta definizione dei circuiti penitenziari differenziati e, in questo contesto, la costruzione di carceri per cosi’ dire ‘leggere’ per i detenuti in attesa di giudizio o con gravi disabilita’ destinando le carceri tradizionali a quelli con una sentenza definitiva da scontare. Secondo i dati recentemente diffusi, e’ infatti emerso che l’80% dei circa 68mila detenuti oggi in carcere in Italia ha problemi di salute, piu’ o meno gravi”.
Il 38% versa in condizioni mediocri, il 37% in condizioni scadenti, il 4% ha problemi di salute gravi e solo il 20% e’ sano. Un detenuto su tre e’ tossicodipendente. Del 30% dei detenuti che si e’ sottoposto al test Hiv, il 4% e’ risultato positivo. E ancora, il 16% soffre di depressione o altri disturbi psichici, il 15% ha problemi di masticazione, il 13% soffre di malattie osteoarticolari, l’11% di malattie epatiche, il 9% di disturbi gastrointestinali. Circa il 7% e’ infine portatore di malattie infettive. “Tutto questo – conclude Capece – va ad aggravare le gia’ pesanti condizioni lavorative delle donne e gli uomini del corpo di polizia penitenziaria, oggi sotto organico di ben seimila unità”.