
ROMA – Napolitano blinda il Governo di larghe intese. E lo fa alla vigilia del voto al Senato sulla mozione di sfiducia richiesta da M5s e sel nei confronti del vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano, per la gestione del caso kazako. «Si può mettere a repentaglio la vita di questo paese impegnato in un ben definito programma di riforme?» Per il presidente della Repubblica, la risposta è senz’altro no, perchè «I contraccolpi sui mercati sarebbero immediati e sarebbero irrecuperabili». È questo uno dei passaggi chiave – insieme all’impropria sovrapposizione del processo Mediasetcon le sorti del Governo, la gestione del caso Ablyazov da parte del Governo e il caso degli insulti leghisti al ministro per l’Integrazione – del discorso del Capo dello Stato in occasione alla tradizionale cerimonia di consegna di un ventaglio da parte dell’Associazione stampa parlamentare in vista della chiusura dei lavori parlamentari per la pausa estiva.
«Quest’anno – rileva Napolitano – non ci si può aspettare da me un bilancio dei fatti politici avvenuti dal nostro ultimo incontro nel luglio 2012», perché quello iniziato l’estate scorsa é «uno dei periodi tra i più intensi e inquieti della storia politica dell’Italia repubblicana, con svolte, momenti di tensione e persino rischi di paralisi nella vita pubblica, senza precedenti». In Italia – sottolinea – c’è «un serio pericolo di declino», chiedendosi se «riusciremo a portare via via il nostro sistema produttivo e istituzionale all’altezza delle sfide che espongono il paese».
In questo scenario dai risvolti drammatici, il discorso di Napolitano blinda di fatto l’azione dell’Esecutivo: «È indispensabile proseguire nella realizzazione degli impegni del governo Letta, sul piano della politica economica, finanziaria, sociale, dell’iniziativa europea, e insieme del cronoprogramma di 18 mesi per le riforme istituzionali», senza dimenticare che la premessa, ad aprile scorso, aggiunge difendendo le scelte del Colle all’esito delle ultime elezioni Politiche, «era dare al paese un governo per non lasciarlo scivolare in convulsioni destabilizzanti».