ROMA – La sindaca di Roma, Virginia Raggi, è stata archiviata dal tribunale di Roma in merito all’accusa di abuso d’ufficio per la nomina a capo della segreteria politica del Campidoglio di Salvatore Romeo (anche per lui il gip ha emesso decreto di archiviazione).
A darne notizia la stessa Raggi con un post su Facebook nel quale spiega di essere stata archiviata per “infondatezza della notizia di reato” e aggiunge che il Tribunale di Roma grazie a questo provvedimento ha cancellato “più di un anno di schizzi di fango, ricostruzioni fantasiose e insulti perché avevo nominato Salvatore Romeo a capo della mia segreteria politica”. Il procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio avevano chiesto l’archiviazione della sindaca per il reato di abuso d’ufficio ravvisando la mancanza dell’elemento soggettivo del reato. I pm di Roma avevano sollecitato anche l’archiviazione pe Romeo, difeso dall’avvocato Reccardo Luponio.
La Raggi però, nell’ambito dell’inchiesta sulle nomine in Campidoglio andrà a processo per falso documentale: mentì all’Anticorruzione del Comune di Roma – secondo la procura di Roma – riguardo al caso di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele. Marra senior da vigili urbano graduato fu promosso a capo del dipartimento turismo del Comune con un incremento di stipendio pari a 20 mila euro. E l’accusa alla Raggi è relativa precisamente alle dichiarazioni all’Anticorruzione del Comune, in cui il ruolo di Raffaele Marra era definito «di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali».
Le prove portate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio pero’ raccontano un’altra verità, la prova è in un messaggio del 14 novembre 2016 dove Raffaele – a proposito dell’aumento dello stipendio del fratello Renato – scrive alla sindaca: «Se lo avessi fatto vicecomandante, la fascia (retributiva, ndr) era la stessa». La Raggi replica subito dopo: «Infatti abbiamo detto vice no. Abbiamo detto che restava dov’era con Adriano». E lui controbatte: «E infatti con Adriano il posto era quello di cui abbiamo sempre parlato». Si tratta di Adriano Meloni, assessore comunale al Turismo, con il quale appunto Renato Marra sarebbe dovuto andare a lavorare grazie alla nuova nomina (poi revocata). Questa la prova che la nomina fu concordata con l’allora vicecapo di Gabinetto e che quindi la sindaca ha mentito all’Anticorruzione del Comune.
La mossa dei legali della sindaca, gli avvocati Alessandro Mancori e Emiliano Fasulo, è stata strategica: chiedendo il giudizio immediato la Raggi ha ottenuto uno slittamento del processo – che inizierà ben dopo il 4 marzo, data in cui sono previste le elezioni politiche.