Molta critica italiana, da sempre, storce la bocca quando parla di un thriller ritenuto, a torto, un genere letterario di secondo ordine e puntualmente penalizzato nei circuiti mediatici più “importanti”; naturalmente trattasi solo di pregiudizi di basso impero o, ancor peggio, trattasi di manovre di politica editoriale, almeno in Italia, per favorire un certo genere, spacciato per letterario e spesso non lo è, all’uopo per formare una coscienza commerciale. Ma il discorso essendo ancorché lungo e articolato, sarà bene usarlo a premessa di un libro che, essendo appunto un genere thriller, per la sua struttura e per la sua ricchezza di sensazioni, per il suo modo di farsi leggere, entra di prepotenza nel complesso mondo letterario sconquassandone i canoni più rappresentativi: parliamo di “Niente è come sembra” di Vittorina Castellano
Autrice di inarrivabile talento, alla sua professione di docente ha affiancato per anni la sua creatività artistico – intellettiva, e dunque oltre che scrittrice, poetessa, drammaturga, commediografa, regista, ancorché, e sembra ovvio, attrice e videomaker.
“Niente è come sembra” è una storia di giovinezze spezzate. Il campo d’azione è la scuola dove, si presume, dovrebbe esserci il tesoro più prezioso di un paese, dove per tesoro si intenda non solo il vigore giovanile degli allievi ma, e soprattutto l’etica, dei docenti, ma l’apparire di Carlo, giovane sfrontato e spavalda figura di neodocente alle prime armi, che non è ancora entrato nell’ottica “dell’altra parte ” è già uno stato di accusa per la sua discutibile etica professionale, per una scuola, come specchio sociale, che sta deteriorandosi fino alle conseguenze che vediamo al giorno di oggi va a deteriorarsi.
Il mondo della scuola dove Vittorina ha creduto e dedicato il suo tempo migliore, dove ha dato il meglio di sé, dove ha investito il suo patrimonio culturale, donando energie e intelligenza alla causa nobile della scuola, diventa il palcoscenico di una tragedia giovanile e per questo il romanzo ne assume il carattere, piuttosto che di thriller, ma che ne assume le caratteristiche se letto con ottica cinematografica. L’autrice si muove spaesata in situazioni che le sfuggono, in apparenza, ma nella realtà letteraria è lei a muovere i fili della storia. E tutto questo suggerisce la doppia chiave di lettura; da una parte è una storia cinematografica e la protagonista è preda inconsapevole di una regia cinica, ma l’aspetto filologico – letterario le rende giustizia: tutta la storia è nelle sue sapienti mani e riesce a coinvolgere il lettore – spettatore, con intelligenza. Un libro, in conclusione, oltre che di piacevole lettura, di robusta scrittura fisica che il lettore colto può sentire sul brivido che trascorre nella pelle e nelle vene, struggente, perché il tragico destino di due adolescenti, inevitabilmente, fa tremare di sensibilità.
ARXIS