ROMA – Proporzionale, premi di maggioranza, soglie di sbarramento, circoscrizioni provinciali e doppio turno. Sono questi gli elementi dell’Italicum, il sistema elettorale presentato alla direzione Pd da Matteo Renzi dopo giorni di incontri con gli altri partiti, Forza Italia inclusa, mentre il Movimento 5 stelle si è chiamato fuori. Ma in breve – e mentre ancora manca il testo definitivo del disegno di legge che dovrebbe chiarire alcuni elementi – ecco il sistema con cui gli italiani potrebbero andare a votare alla prossima tornata delle politiche.
Il nome Italicum arriva direttamente da Renzi, che lo ha definito così durante la sua presentazione. La base è quella del sistema elettorale spagnolo, ma modificato per adattarlo alle richieste dei partiti italiani fino quasi a stravolgerlo. Il sistema elettorale sarà proporzionale (ovvero il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti) e il calcolo sarà fatto su base nazionale e non provinciale come quello spagnolo. Questo dovrebbe favorire almeno parzialmente i partiti più piccoli, che con un calcolo su base provinciale sarebbero stati molto penalizzati.
Come detto, si è andati incontro ai partiti più piccoli prevedendo una distribuzione dei seggi su base nazionale ma al tempo stesso, per limitare il proliferare di gruppi parlamentari, al riparto potranno accedere solo superando le seguenti soglie:
– il 5% per i partiti in coalizione;
– l’8% per i partiti non coalizzati;
– il 12% per le coalizioni.
Invece delle 27 circoscrizioni attuali si passa a circoscrizioni di dimensione minore. Saranno circa 120 collegi (ognuno per circa 500mila abitanti) e in ogni ognuno verranno presentate mini-liste bloccate di 4 o 5 candidati. Le liste sono così corte in modo che i nominativi dei candidati possano essere stampati direttamente sulla scheda e dovrebbe – nelle intenzioni dei proponenti – consentire il riconoscimento dei candidati e rispondere all’obiezione della Corte Costituzionale sulle liste bloccate. Non sono previste preferenze. Non è chiaro al momento come, una volta calcolato il riparto nazionale dei seggi, i seggi saranno distribuiti tra i candidati provinciali.
Sono due i sistemi ideati per garantire la governabilità. Se il partito o la coalizione più votata dovesse ottenere almeno il 35% dei voti, otterrà un premio di maggioranza. Il premio sarà massimo del 18%: il partito o la coalizione più votata arriverà quindi almeno al 53% ma il premio di maggioranza non potrà portarlo oltre il 55% (se quindi un partito ottenesse il 45% dei voti, otterrebbe un premio del 10%, arrivando comunque al 55%).
Se invece nessun partito o coalizione arrivasse al 35% scatterebbe un secondo turno elettorale per assegnare il premio di maggioranza. Accederebbero al secondo turno i due partiti o coalizioni più votati al primo turno, e il vincente otterrà un premio di maggioranza tale da arrivare al 53% dei seggi. Fra il primo e il secondo turno non sono possibili apparentamenti, a differenza del modello elettorale per i sindaci. Inoltre saranno previsti meccanismi “che garantiscano il riequilibrio di genere” e criteri per evitare il fenomeno delle ‘liste civetta’.