PESCARA – Prima Massimo e poi Angelo. A distanza di due mesi l’uno dall’altro, i due fratelli Ciarelli sono finiti in carcere. Il primo per l’omicidio dell’ultrà Domenico Rigante, avvenuto a Pescara il primo maggio. Stavolta, invece, è toccato al secondo, Angelo. La squadra mobile di Pescara lo ha arrestato con l’accusa di omicidio e porto abusivo di armi. E’ accusato di aver ucciso Tommaso Cagnetta, un pregiudicato di 42 anni, in via Tavo davanti al civico 171, poi morto in ospedale. Ciarelli, sorvegliato speciale e residente a San Giovanni Teatino, vive di fatto in via vicolo Moro, a Pescara, un luogo che la polizia definisce la tana del clan Ciarelli.
In base alla ricostruzione della mobile, ieri sera sarebbe nato tutto da una cessione di droga avvenuta al ferro di cavallo. Due tossicodipendenti avrebbero acquistato una dose da una zingara ma avrebbero saldato solo una parte debito: mancavano dieci euro. I due clienti, un uomo e una donna, sarebbero andati via mentre la donna li inseguiva e altri nomadi sarebbero intervenuti a sostegno della spacciatrice. A quel punto Ciarelli avrebbe sparato un colpo, forse con un revolver ma non si sa con quale arma, per bloccare i due e per errore avrebbe colpito Cagnetta, anche lui intenzionato a fermare l’uomo e la donna in fuga. Ciarelli, ascoltato dalla polizia, ha negato tutto.
Per arrivare alla ricostruzione dei fatti, la polizia ha esercitato pressioni sulla famiglia di Angelo Ciarelli, che si è presentato in questura dicendo di sapere di essere ricercato. “Probabilmente – ha commentato il capo della Mobile Muriana – hanno avuto troppa fretta a farlo presentare perché in un tombino vicino casa di Ciarelli, sono stati trovati 13 proiettili nascosti in un calzino colorato con delle scritte e uno stemmino dell’Italia”. Il secondo calzino, uguale e con lo stesso grado di usura, era a casa di Ciarelli per cui si ritiene che i proiettili fossero suoi. In casa c’era un altro calzino,ma di taglia diversa, e manca il secondo. Non si esclude che contenga la pistola con cui è stato commesso l’omicidio di ieri. L’arma dell’omicidio, però, non è stata trovata e il tipo di pistola usato si conoscerà solo dopo l’autopsia che dovrà essere disposta dal pm Valentina D’Agostino. Ad aprile, dopo aver scontato 15 anni per le vicende dell’omicidio Di Resta, Ciarelli è stato arrestato per violazione degli obblighi imposti dall’autorità giudiziaria.
I proiettili sequestrati dalla mobile a Ciarelli sono calibro 38 special, e sempre da una calibro 38 è stato esploso il colpo che ha ucciso, la sera del primo maggio, Domenico Rigante, il tifoso pescarese di 24 anni per la cui morte sono finiti in carcere cinque nomadi, tutti Ciarelli. Al momento però è presto per esprimersi a questo proposito perché l’unica ogiva dell’omicidio di ieri è ritenuta nel corpo del cadavere e si dovrà aspettare prima l’autopsia e poi “la comparazione della polizia scientifica per sapere se l’arma usata è la stessa di altri casi”, ha detto Muriana.