ANCONA – Tiene banco ancora la vicenda dei fidanzatini di Ancona. “Ho visto del fumo e ho fatto fuoco di copertura”. Con queste parole, un linguaggio paragonabile a quello dei videogame, Antonio Tagliata, reo confesso dell’omicidio della madre della fidanzata e del ferimento del padre, ha spiegato davanti al gip, nell’udienza di convalida, cosa è accaduto ad Ancona il 7 novembre in casa di Roberta Pierini e Fabio Giacconi.
Ripercorrendo gli ultimi istanti prima che esplodesse la follia omicida, il 18enne ha detto che Giacconi era seduto sul divano, la moglie, in piedi, fumava nervosamente. Poi la discussione sarebbe salita di tono: «Il padre aveva uno sguardo minaccioso, ha detto “adesso basta” ed è venuto verso di me: ho avuto paura, non ho capito più niente. Gli occhiali mi si sono appannati, ho sentito la mia ragazza che diceva “spara, spara!”, e ho sparato». Ma, ha aggiunto Tagliata, «ho sparato a caso». Il ragazzo sostiene di non ricordare nulla della sequenza dei colpi esplosi con la calibro 9×21 che si era portato dietro insieme a tre caricatori.
Il Gip Antonella Marrone nell’ordinanza che dispone la custodia cautelare per il giovane omicida scrive: «E’ stata un’esecuzione». Il giovane omicida, stando alle prime risultanze dell’autopsia e degli accertamenti tecnici sulla scena del delitto, ha sparato alla donna a terra dall’alto verso il basso (un colpo alla testa quando la donna, ferita al fianco e al braccio, era già a terra). Fabio Giacconi, ancora ricoverato in coma nell’ospedale di Ancona, è stato inseguito da Tagliata fin sul balcone di casa: gridava «aiuto, polizia!», e le grida sono state sentite anche da alcuni vicini, che hanno chiamato il 113 e il 112.
Nell’interrogatorio affrontato ieri nel carcere di Camerino, il 18enne, assistito dall’avvocato Luca Bartolini, ha sostenuto di non avere alcuna memoria della successione dei colpi esplosi. Ha in testa l’immagine della donna distesa a terra, e quella del marito, un sottufficiale dell’Aeronautica di cui il ragazzo aveva «una grande paura», che tentava di fermarlo con una sedia. Giacconi cercava una via di fuga verso il terrazzo, mentre lui, così ha ammesso, continuava a sparare.
L’uomo è stato raggiunto anche da un colpo alla nuca: un foro di proiettile era ben visibile sul bordo di una tovaglia gialla appesa a stendere fuori dal balcone. Nell’appartamento i carabinieri del Ris hanno lavorato per tre giorni, alla ricerca di ogni più piccolo indizio utile a ricostruire le varie fasi della sparatoria e le rispettive posizioni di vittime, assassino e complice, la figlia sedicenne dei Giacconi.