VASTO – Sono stati confermati i 20 anni di reclusione per Fabio Di Lello, accusato dell’omicidio di Italo D’Elisa. Dopo una udienza lunga e combattuta la prima sezione della Corte di Cassazione ha confermato la condanna in carcere nei suoi confronti, accusato dell’omicidio di Italo D’Elisa, 22 anni, ucciso a Vasto il 1° febbraio del 2017 con tre colpi di pistola per vendicare la morte della moglie, Roberta Smargiassi, 34 anni, deceduta dopo essere stata investita da D’Elisa il 2 luglio del 2016.
La suprema Corte di Cassazione ha rigettato sia il ricorso proposto dal procuratore generale dell’Aquila che mirava ad inasprire la pena disposta dalla Corte di Appello che quello delle difese che avevano chiesto una ulteriore riduzione della condanna della Corte di Assise d’Appello che, un anno fa, aveva riformato la sentenza di primo grado, che prevedeva 30 anni di reclusione, concedendo all’imputato le attenuanti generiche. La Cassazione ha anche eliminato l’aggravante della minorata difesa.
La Suprema corte è stata chiamata a discutere anche il ricorso presentato dal procuratore capo della Procura della Repubblica di Vasto Giampiero Di Florio il quale aveva chiesto l’ergastolo mentre in appello il procuratore generale Pietro Mennini aveva invocato la pena di 30 anni rifiutando la concessione delle attenuanti. La Corte, invece, ha tenuto conto dell’attenuante della condizione depressiva e ha eliminato l’aggravante della minorata difesa.
Gli avvocati Pierpaolo Andreoni e Giuliano Milia hanno sempre contestato la premeditazione da parte di Fabio Di Lello rimarcando la grave depressione seguita alla tragica morte di Roberta Smargiassi e diagnosticata all’imputato durante la detenzione che sta scontando nel carcere di Lanciano. I legali spiegano che il loro assistito è ancora psicologicamente molto fragile ed è costantemente seguito sia da un padre spirituale che da uno psicologo.